Kafka e Morgenstern a Merano

7 Dicembre 2015

La cosa più strana", scriveva Robert Musil negli anni Trenta, "è che non si notano affatto". Eppure basterebbe alzare per un momento lo sguardo per incontrarne una, magari lungo una strada che facciamo tutti i giorni. Che siano grandi o piccole, seminascoste o ben visibili, sbiadite dalla pioggia o dall'incuria, le lapidi di marmo disseminate per il nostro Paese narrano ciascuna la propria storia. Bella o brutta, indimenticabile oppure ordinaria, ma sempre interessante. Attraverso queste discrete macchine del tempo, fessure aperte sul nostro passato, si potrebbe addirittura raccontare una Storia d'Italia parallela. Vogliamo farlo insieme?

 
Spedite foto di buona qualità (e belle!) all'indirizzo redazione@doppiozero.com, con indicazioni dettagliate sulla collocazione della lapide (paese, città, strada, piazza, territorio) e un breve testo di accompagnamento (non superiore alle 1500 battute).
 
 

Una è la lapide posta a ricordare la morte del poeta Christian Morgenstern, avvenuta a Merano il 31 marzo del 1914. L’altra ricorda il trimestrale soggiorno di Franz Kafka, sempre a Merano, nel 1920 (dai primi di aprile alla fine di giugno). Ho scritto Merano, ma avrei dovuto scrivere più correttamente Untermais (Maia Bassa) perché allora la zona dove soggiornarono i due scrittori era comune autonomo, non ancora inglobato nella città di Merano/Meran.

 

Come si vede la lapide per Morgenstern, posta nel 1984, per celebrare i settant’anni dalla morte, è solo in tedesco. Quella per Kafka, posta nel 1983, centenario della nascita, è bilingue. Quasi a significare che, mentre il praghese è noto, e assai noto, anche presso il pubblico italiano, il monacense non lo è affatto o lo è meno, molto meno. Comunque tutti e due gli artisti erano affetti da tisi e, nonostante cercassero sollievo alla malattia, e lo cercassero proprio a Merano (Maia Bassa), vissero poco. Quarantatré anni Morgenstern, quarantuno Kafka.

 

A volte, passando per viale Maia, mi capita di vedere qualche turista che fotografa la lapide di Kafka. Passando per via Winkel non mi è ancor mai capitato di vedere qualcuno fotografare la lapide di Morgenstern, eppure è stato un grande poeta, un grande cultore del nonsense, del paradosso e dell’assurdo, un prefiguratore dei dadaisti. Forse è proprio per questo che non se lo fila nessuno. Peccato.

 

 

 

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