L'arte al lavoro
Nel 1958 la filosofa tedesca Hannah Arendt in The Human Condition, descriveva gli stadi della condizione umana articolandoli intorno al concetto di vita activa. Con questa espressione voleva fare riferimento alle relazioni tra lo sviluppo di un individuo ed il suo agire. Questa relazione era impostata su una dicotomia dell’essere che veniva ricondotta alle due figure dell’homo faber e dell’animal laborans. Con il primo si indicava l’uomo con velleità creative, che costruisce intorno al suo agire e al suo fare la propria identità. Il secondo indicava un individuo che esegue un lavoro. Due ruoli quindi che potremmo riconoscere come distinti e complementari all’interno dell’economia produttiva e creativa di una società.
Sullo spunto di questa cornice teorica, Simone Ciglia cura una mostra sul lavoro visto dagli artisti. Vita activa. Figure del lavoro nell’arte contemporanea in corso a Pescara nell’ambito della manifestazione Arte in Centro, e ispirata al testo della filosofa tedesca.
Dalla pittura di Teofilo Patini, realista del XIX secolo, agli oggetti di Bruno Munari; dallo sguardo malinconico di Santiago Sierra, a quello poetico e politico di Cao Fei; Ciglia riunisce artisti che nell’ultimo secolo hanno ritratto e interpretato il lavoro. Gli altri artisti in mostra: Harun Farocki Gianfranco Baruchello, Joseph Beuys, Liam Gillick, Armin Linke.