Cosa vuoi fare da grande
“Alla Scuola elementare Attilio Regolo di Milano, due bambini un po’ strani, Guido Pennisi e Gianni Serra, trascorrono la maggior parte della loro giornata, nella terra di nessuno dell’ultimo banco”. È così che vien voglia di raccontare Cosa vuoi fare da grande (Del Vecchio Editore), il romanzo dello scoppiettante duo di scrittori Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio: come una fiaba surreale che riesce a far pensare mentre si ride a crepapelle.
Ma andiamo con ordine. Qui non ci sono orchi e fate, bensì gli studenti e gli insegnanti di una terza elementare sorteggiata per un esperimento pedagogico destinato a cambiare il sistema dell’istruzione italiana: i giovani allievi faranno da cavie al “futurometro”, un’invenzione miracolosa, che al semplice tocco di un pulsante leggerà il futuro degli scolari con precisione scientifica: professione, attitudini, propensione alla felicità.
Finalmente le intramontabili domande: “chi sono?”, “perché esisto?”, “quale sarà il mio posto nel mondo?” – meglio tradotte con la temutissima “cosa farò da grande?”, sembrano trovare una risposta certa. Il portentoso aggeggio, frutto della fantasia di un giovane inventore turco, è pronto a sparare sentenze, trasformando le leopardiane “magnifiche sorti” in un luminoso sogno tecnologico a colpi di bip.
Per fortuna, tutto va nel peggiore dei modi. Nella palestra della scuola, addobbata per la grande cerimonia di iniziazione al mondo dei grandi, si abbattono alcune variabili fuori controllo. I gemelli Luca e Grammazio Smargotti, letali come James Bond e più precisi di un chirurgo plastico, balzano da un lato all’altro della palestra e in soli 303 secondi gettano scompiglio per tutta la cerimonia, seminando panico e incertezze.
In questo vortice tragicomico, il lettore è accompagnato da una narrazione che incastra fra loro diverse vicende e molteplici piani temporali, con un lessico che strapperebbe una risata anche al più cupo dei predicatori medievali. I due scrittori sollevano la storia come un grande girotondo sospeso, dove le azioni di improbabili quanto reali personaggi – e qui risiede parte della magia – mettono in scena la situazione della scuola e della società italiana con le annesse miserie: insegnanti che non insegnano, presidi inavvicinabili, mamme folli, politici ipocriti e studenti disorientati.
Nonostante questo, anche se il futuro soprattutto fuori dal romanzo appare tragico, la fine della tragedia restituisce una catastrofe con il sorriso. Si sono salvati coloro che il “futurometro” avrebbe definito gli “sfigati”: Guido Pennisi, Gianni Serra, i due bidelli innamorati Vito e Maria e persino la vecchia maestra Anna Maria Amelia Rosa Tizzone, “la donna più severa del pianeta”, completamente rincitrullita d’amore per il fantomatico e misterioso Ringo.
Alla fine del libro, viene voglia di pensare che forse ha ragione Ivan Baio: “Con la giusta inclinazione e gli occhiali sbagliati è tutto fantastico”.