Un saggio inedito / Gli scrittori-delatori
“Gli scrittori-delatori” proviene dall’archivio di Danilo Kiš (1935 – 1989), Skladište [Magazzino], che raccoglie i testi postumi dell’autore iugoslavo. Il volume è stato originariamente pubblicato in Serbia nel 1995. Si tratta di narrazioni, saggi e frammenti scritti per la maggior parte negli anni Ottanta del secolo scorso: Kiš ha ormai lasciato Belgrado per trasferirsi in Francia, a Parigi, in seguito alle accuse di plagio per Una tomba per Boris Davidovič e al processo per diffamazione successivo alla pubblicazione, nel 1978, di Čas anatomije [La lezione di anatomia], in cui Kiš difende le propria poetica con toni che oscillano tra l’esposizione teorica e la derisione feroce dei suoi accusatori.
A proposito della vicenda, Iosif Brodskij scrive, nel 1980, in occasione della prima edizione statunitense di Una tomba per Boris Davidovič: “Data l’incapacità di discutere sulla sostanza del libro […], andarono all’assalto sul piano letterario e accusarono Kiš di plagio. La lista degli autori plagiati era impressionante e comprendeva Aleksandr Solženicyn, James Joyce, Nadežda Mandel’štam, Jorge Luis Borges, i fratelli Medvedev e altri ancora. […] Chi fosse mai capace di scimmiottare scrittori così diversi in un romanzo di più di cento pagine meriterebbe solo per questo ogni possibile elogio. Ma c’è di più; nella sua assurdità, questa lista rivela qualche cosa di importante sul conto degli stessi accusatori: un atteggiamento culturale ambiguo, sempre in bilico tra due poli, una sorta di anello mancante tra Est e Ovest. Tuttavia, proprio a causa del loro provincialismo, sempre incline a generalizzare e a trattare gli oggetti remoti come simboli o concetti, questa lista merita più che una semplice irrisione”.
Il dato biografico in Kiš diventa sistematicamente materiale per la costruzione dell’intreccio. Nel cosiddetto ciclo familiare (Giardino, cenere; Dolori precoci; Clessidra) l’innesco riguarda la storia del padre, l’ebreo errante Eduard Kiš; nel testo che qui proponiamo, legato per temi e per procedimenti formali a Una tomba per Boris Davidovič e a Čas anatomije, si tratta invece della posizione dello scrittore nei confronti della Storia e dei meccanismi del potere che ne determinano il corso: il conflitto tra documento e invenzione deve restare aperto.
“Gli scrittori-delatori” fa parte della raccolta di saggi L’ultimo bastione del buon senso (a cura di Federica Arnoldi, Luca Mignola e Alfredo Zucchi, traduzione di Anita Vuco), secondo titolo della collana Ostranenie, in uscita per Wojtek Edizioni il 6 luglio 2022. Il volume presenta una selezione di saggi dello scrittore, in gran parte inediti in Italia, dai testi dell’apprendistato letterario fino a quelli della maturità.
(Federica Arnoldi e Alfredo Zucchi)
Esistono tre tipi di delatori
1. Quelli che sono stati formati dalla polizia e che perciò svolgono il loro lavoro. Battono sulla macchina da scrivere, alternando un sonetto al rapporto per la polizia. “L'eros e la carne” (il titolo del sonetto, ad esempio). Poi il resoconto: “Il 12 settembre del 198* mi imbattevo in M.M. in Piazza Marx ed Engels. La rivista Socialismo tra le mani, M.M. l’ha sfogliata e ha chiesto il prezzo. Gli ho detto che veniva quarantamila (vecchia valuta). – Un Socialismo a buon mercato, constatava M.M. prima di restituirmela con espressione sprezzante”.
Gli appartenenti a questa categoria percepiscono uno stipendio per il servizio reso. Sono piazzati nelle case editrici (redattori), teatri, etc.
2. Il secondo tipo è composto da volontari. Consapevolmente. Non sono stati ingaggiati da nessuno, non scrivono rapporti (non sono obbligati a scriverne). Pari ai primi, anch’essi sono dei provocatori. Scrivono in prosa e in versi. Ce ne sono molti tra i poeti per l’infanzia, sembrano bambini guasti. Con ogni probabilità, facevano gli spioni già a scuola.
Agiscono nel modo seguente: approfittando dell’occasione di trovarsi nei pressi di un politico o di un poliziotto, difendono la propria opinione, in netta antitesi alla vostra. Quindi, sono onesti, non mentono. Si limitano a ripetere le parole che vi hanno sentito pronunciare. (Difendono la propria tesi.) «L’altro giorno ho detto che non sono d’accordo con Kiš quando sostiene che gli scrittori sono dei delatori. Così non fa altro che creare disaccordo tra loro, etc. Alimenta inutili sospetti». In questo modo è riuscito a: a) spiarvi; b) attirare l'attenzione su un testo che la persona in questione non aveva letto; c) fargli un riassunto del vostro testo (semplificato e sbagliato); d) dimostrare la propria lealtà alla causa prendendo le distanze dal vostro pensiero.
Costoro sono molto più numerosi.
Anch’essi raggiungono posizioni dirigenziali.
3. Quelli che fanno la stessa cosa del tipo 2, ma inconsapevolmente. Frequentano politici, dirigenti locali e veri delatori (spesso si tratta della stessa persona con duplice funzione). Chiacchieroni e nient’altro, riferiscono ciò che hanno sentito dire dagli altri.
Si spostano facilmente nel gruppo 1 e 2.
Ce ne sono tanti anche tra i cosiddetti dissidenti.
Pericolosi quanto i succitati.
Vanno aiutati tutti quanti, lo fanno per sfamare i bambini.
SIAMO TUTTI DELATORI
O
COME AIUTIAMO I DELATORI
Quando vi capita di trovarvi in compagnia di un delatore (del tipo 1, 2 o 3), diventate suoi complici. O codardi. Meglio complici, poiché non volete (non potete) comportarvi da codardi davanti a lui, esprimete chiaramente il vostro pensiero (che lui non tarderà a trasmettere), consentendogli così di svolgere il suo lavoro.
Come quando frequentate i politici. L’orgoglio vi obbliga a rispondere alle loro domande con sincerità. «Cosa ne pensi», ti danno sempre del tu, «di N.N.?». «È un idiota», rispondi (a dire il vero, N.N. è un idiota irrecuperabile). «Non l’ho ancora letto», (non lo leggerà mai), «ma dicono che il suo libro sia...». «A prescindere da quello che dicono gli altri, secondo mio modesto parere, il suo libro è – una merda!».
Non stupitevi se poi trovate sul giornale una feroce condanna del libro di N.N., che, oltre ad essere ributtante, non è altro che un prodotto difettoso e di scarto persino per gli scrittori che lo difendono (loro non usano la parola merda in pubblico).
Con una frase come questa (non esattamente come questa, ben più candida ed elegante), Pasternak ha spedito un altro poeta nella tomba. (Certo, Mandel'štam era già destinato alla rovina.)
Ma quelli erano altri tempi.
Gli sciagurati di allora vanno compresi: c’era in gioco la loro testa.