Una scuola per tornare in montagna

11 Luglio 2015

Tra il 2009 e il 2011 si registrano circa 2000 nuovi insediati in tutto l’arco alpino italiano: lo apprendo dalle relazioni tenute al recente Convegno del Politecnico di Torino sul Ritorno in montagna organizzato da Dislivelli e dalla Società dei territorialisti. “Ancora pochi”, “già tanti”: si può commentare come si vuole il dato, sarebbe interessante averne di più attuali. Certo è che il ritorno è comunque una tendenza destinata a crescere e non solo una speranza per chi, come noi, ha dato vita all’associazione Rete del ritorno.

 

Nuovi insediati, secondo la dizione dei tecnici, o Ritorni ai luoghi dei margini, il Ritorno non è – meglio precisarlo – un movimento all’indietro. Presuppone, anzi, in montagna, in campagna o nelle cascine di periferia dove lo si sperimenta, nuovi saperi e insieme nuove consapevolezze di ordine culturale: un’idea diversa di cittadinanza, di politica del territorio che oltrepassi la mera soglia della polis (esportando al di fuori di sé i suoi antichi modelli), che sappia ricucire la geografia informe dell’Italia, stretta come è fra i troppo vuoti delle montagne e degli interni e i troppo pieni delle città e delle coste, che superi la vecchia polarità tra margini e centro nel tentativo, questa è la missione che ci siamo dati come Rete, di portare i margini al centro e il centro ai margini.

 

 

Un processo, il Ritorno ai luoghi dei margini, che è ormai “nelle cose”, indotto com’è da una crisi economica che mina alla base il senso tradizionale di parole quali sviluppo, ridisegna le antiche geografie desertificando le fabbriche metropolitane, incrina la stessa idea di progresso inteso a mostrare sempre più i suoi caratteri distruttivi (dalla Val di Susa alle Alpi Apuane) inducendo progressivamente speculari costruzioni virtuose di Ritorno. Ecco perché – ce ne siamo convinti – il Ritorno presuppone strumenti formativi adeguati. “Va governato”, per usare una parola della politica e dell’economia (che tuttavia, sul tema, hanno finora fallito). Così stiamo dando vita a laboratori, scuole, a tutti gli effetti, dove imparare a declinare senso del futuro ed ecosistemi del passato oltre l’orizzonte piatto, in macerie, di questo freddo presente. Per “tornare” allora è necessario tornare a scuola, sperimentando nuovi saperi tecnici (mirati sulle specificità dei territori a cui si torna) e insieme praticando nuove parole, sguardi inediti sul nostro abitare e operare.

 

Di questo cosmo di pratiche e sistemi del pensiero, in gran parte da inventare, si parlerà alla prima Scuola del ritorno che si terrà a Paraloup, la borgata in abbandono che la Fondazione Nuto Revelli ha restaurato nel corso degli anni: Paraloup, 1400 metri di quota in Valle Stura (Cuneo) che è stata sede della prima banda partigiana di Giustizia e Libertà “Italia Libera”, sotto la guida di Duccio Galimberti, Livio Bianco, Nuto Revelli stesso e ha ospitato nel 2011 il “Festival del ritorno ai luoghi in abbandono”. Un luogo simbolico di “ritorno”, e non solo alla Resistenza ma alle tante resistenze di una cultura – quella della montagna, aggredita da una industrializzazione caotica e feroce negli anni del boom ormai alle spalle – che è importante recuperare. A cui è bene “riguardare” – saldandola con le conquiste tecnologiche ecocompatibili più recenti – per avere riguardo del nostro stesso futuro e delle sorti dei nostri territori squassati sempre più da un dissesto idrogeologico che sembra incontenibile.

 

Riconquistare un’economia della montagna vuol dire costruire anzitutto le precondizioni perché ciò sia possibile: porre le basi giuridico-amministrative per far nascere anche in Italia (come nelle vicine Alpi francesi) le Associazioni fondiarie che permettano, superando la estenuante frammentazione dei terreni, una gestione collettiva dei pascoli, delle risorse dei boschi, ridistribuendo i proventi fra gli attori pubblici e privati. Per arrivare a una proposta operativa ci varremo del contributo di esperti agrari come Andrea Cavallero, scienziati e climatologi come Luca Mercalli, giuristi, sociologi come Aldo Bonomi – coordinati da Marco Revelli presidente della Fondazione omonima – a confronto con l’assessore della Regione Piemonte e gli amministratori locali.

 

Scuola vuol anche dire “mettere in comune” le diverse esperienze di Ritorno che in questi anni si sono avute in tutta Italia con i primi ecomusei (tra i pionieri nelle vallati cuneesi il glorioso ecomuseo della pastorizia) in Valcamonica, Valtellina, negli appennini liguri, e giù fino alla Calabria. Ascolteremo queste storie, che sono anche storie in salita (il termine è quanto mai opportuno) talvolta han segnato battute d’arresto per poi conoscere, specie negli anni più recenti, nuovo vigore (penso all’insegnamento della Cooperativa Valli Unite, nelle terre alte dell’alessandrino, fondata da Ottavio Rube). E spesso in prima linea sono state proprio le giovani donne: per questo abbiamo dedicato una sezione della scuola proprio a loro, perché testimonino – con le loro ritrovate attività di pastore, ostesse, raccoglitrici di erbe medicinali, artigiane, custodi di memoria – il senso tutto nuovo del ritorno in montagna. Un ritorno tanto più simbolico proprio nella montagna del cuneese che le giovani degli anni Cinquanta e Sessanta avevano scelto di abbandonare, vietandosi di sposare montanari e contadini, scegliendo la fabbrica in pianura, inseguendo, a ragione, una vita più facile e meno oppressa da un sistema patriarcale a loro ostile come ci ha insegnato nei libri diventati dei classici Il mondo dei vinti e l’Anello Forte Nuto Revelli.

 

Quando si torna si torna anche con nuove parole (a Paraloup si discuterà di linguaggi e letteratura di montagna) con nuovi sguardi (in un paese un tempo abbandonato, la vicina Ostana, i registi Giorgio Diritti e Fredo Valla hanno dato vita a una Scuola di cinematografia che sarà presente con allievi e maestri) con visione immaginifiche ma anche no (impareremo a conoscere gli alberi e i boschi alpini sotto la guida di Tiziano Fratus) con nuovi gesti (Beppe Rosso porterà a Paraloup una scuola di teatro che metterà in scena prove di comunità).

 

L’appuntamento della Scuola del ritorno di Paraloup è solo il primo, ci stiamo impegnando per portare i saperi dei margini anche al centro, a Milano tra le sue cascine, o in Calabria dove si proporrà, a Soriano, una Scuola del ritorno alla cultura artigianale e del manufatto.

 

 

Fondazione Nuto Revelli, Scuola del Ritorno in Montagana, Rifugio Paraloup, 10-12 luglio 2015

 

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