Auguri! / Il rapimento di Babbo Natale
Santa Claus vive nella Valle Ridente, dove si trova il grande castello arroccato in cui vengono fabbricati i suoi giocattoli. Gli operai, selezionati da rompicolli, gnomi, elfi e fate, vivono con lui e tutti sono impegnati al massimo da un anno all’altro. Si chiama la Valle Ridente perché tutti qui vivono felici e contenti. Il ruscello ridacchia tra sé mentre salta rimbalzando sulle verdi rive, il vento fischia allegramente tra gli alberi, i raggi di sole danzano leggeri nell’erba morbida e le violette, come i fiori di campo, guardano sorridenti dalle loro verdi dimore. Per ridere bisogna essere contenti e nella Valle Ridente di Santa Claus la felicità regna suprema. Da una parte c’è la possente fortezza di Burzee. Dall’altra sta la grande montagna che contiene le caverne dei demoni e tra loro la valle si stende sorridente e pacifica. Viene da pensare che il nostro buon Santa Claus, che dedica i suoi giorni a far felici i bambini, non abbia nemici sulla terra e, di fatto, per molto tempo, egli ha incontrato solo amore ovunque si recasse. Ma i demoni che vivono nelle caverne della montagna cominciarono a odiarlo davvero, proprio per la semplice ragione che rendeva felici i bambini. Le caverne dei demoni sono cinque. Una larga strada porta alla prima, che ha una bella struttura ad archi ai piedi del monte, l’ingresso è riccamente scolpito e decorato. Qui abita il demone dell’Egoismo.
Dietro a questa ce n’è un’altra abitata da quello dell’Invidia, poi viene quello dell’Odio e da qui si passa alla casa di quello della Malizia, situata in una caverna buia e spaventosa nel cuore della montagna. C’è chi dice che ci siano trappole tremende che conducono a morte e distruzione, e forse è vero. Comunque, da ognuna delle quattro citate, parte un piccolo tunnel stretto, che giunge a una quinta sala: una comoda piccola stanza, dove abita il demone del pentimento. E se i pavimenti di roccia di questi passaggi sono stati consunti dai passi di molti, io penso che quelli che si sono avventurati nelle caverne dei demoni siano fuggiti dai tunnel verso questo luogo che dicono essere dimora di una brava persona la quale, contenta, ti fa passare per una porticina che ti fa tornare al sole e all’aria. Insomma i demoni delle caverne, pensando di avere un vero motivo per odiare Santa Claus, un giorno si incontrarono per discutere la questione. – Mi sento davvero solo, – disse il demone dell’Egoismo, – perché Santa Claus distribuisce così tanti bei regali di Natale a tutti i bambini che quelli diventano felici e generosi, attraverso il suo esempio, e stanno lontani dalla mia caverna. – Ho lo stesso problema, – aggiunse il demone dell’Invidia. – I piccini sembrano contenti di Santa Claus, e ci sono davvero pochi che riesco a far diventare invidiosi. – E questo non è buono per me, – dichiarò il demone dell’Odio, – perché se nessun bambino passa dalle caverne dell’Invidia e dell’Egoismo, nessuno viene mai da me. – O da me, – aggiunse il demone della Malizia. – Da parte mia, – disse il demone del Pentimento, – si capisce facilmente che se i bambini non visitano le vostre caverne, non hanno bisogno di venire nella mia e quindi sono negletto quanto voi!
– E tutto questo per colpa di quel Santa Claus! – esclamò il demone dell’Invidia. – Quello distrugge i nostri affari, bisogna intervenire subito!
Su questo furono subito d’accordo, ma il da farsi era più complicato e difficile. Sapevano che Santa Claus lavorava tutto l’anno nel suo castello nella Valle Ridente, a preparare i doni che avrebbe distribuito la notte di Natale; e all’inizio decisero di attrarlo alle caverne, a quelle tremende trappole che portano la distruzione. Quindi il giorno dopo, mentre Santa era indaffarato al lavoro, circondato dalla sua piccola banda di assistenti, il demone dell’Egoismo venne da lui e gli disse: – Questi giocattoli sono meravigliosi e bellissimi. Perché non te li tieni per te? Un vero peccato darli a quei bambini rumorosi e a quelle bambine infide, che li rompono e distruggono così in fretta. – Sciocchezze! – urlò il vecchio barbagrigia, con gli occhi luminosi che scintillavano d’allegria, mentre si volgevano al demone tentatore. – I bambini e le bambine non sono mai rumorosi o infidi dopo aver ricevuto i miei regali e se posso farli felici per un giorno dell’anno io sono contento –. Il demone tornò dagli altri, che aspettavano nelle loro caverne e disse: – Ho fallito perché Santa Claus non è per niente egoista.
Il giorno seguente il demone dell’Invidia visitò Santa Claus. Disse: – I negozi di giocattoli sono pieni di oggetti belli come quelli che fai tu. Che vergogna se dovessero interferire con i tuoi affari! Con le macchine fanno i giocattoli molto più rapidamente di quello che puoi tu a mano e li vendono per soldi, mentre tu non guadagni niente dal tuo lavoro –. Ma Santa Claus rifiutò di essere invidioso dei negozi di giocattoli. – Posso rifornire i bambini solo una volta all’anno, alla vigilia di Natale, – rispose, – perché loro sono tanti e io uno solo. E, visto che il mio lavoro è fatto di amore e bontà, mi vergognerei di ricevere denaro per i miei piccoli doni. Ma nel resto dell’anno i bambini si devono divertire in qualche modo e allora i negozi possono portare tanta felicità ai miei piccoli amici. Mi piacciono quelle botteghe e sono contento che prosperino.
Malgrado questo secondo rifiuto, il demone dell’Odio pensò che sarebbe stato in grado di influenzare Santa Claus. Allora il giorno dopo entrò nel laboratorio che ferveva e disse: – Buon giorno, Santa! Ho brutte notizie per te. – Allora vattene via, da bravo, – rispose Santa Claus. – Le brutte notizie dovrebbero essere tenute segrete e mai dette.
– Non puoi sfuggire a questa, comunque, – dichiarò il demone, – perché nel mondo ci sono molte persone che non credono in Santa Claus e tu le devi odiare per forza, visto che ti trattano così male. – Idiozie, – urlò Santa. – E ci sono altri che sono arrabbiati perché fai felici i bambini, che ti ringhiano contro e ti chiamano vecchio imbecille! Hai ragione a odiare questi calunniatori, e dovresti essere vendicato su di loro per queste brutte parole. – Ma io non li odio, – esclamò Santa a chiare lettere. – Quella gente a me non fa del male, ma rendono solo se stessi e i loro bambini infelici. Poveretti! Preferirei aiutarli, che far loro del male.
I demoni non potevano tentare Santa Claus in nessun modo. Anzi, lui era stato così arguto da capire che il loro scopo visitandolo era creare problemi e pasticci e la sua risata allegra aveva sconcertato i malvagi e mostrato loro la follia di un tale comportamento. Quindi abbandonarono le parole di miele e decisero di passare alla forza.
È noto che nessun male può accadere a Santa Claus finché sta nella Valle Ridente, perché fate, rompicolli e gnomi lo proteggono sempre. Ma la vigilia di Natale guida la slitta nel mondo, portando un gran rimorchio carico di giocattoli e di bei doni per i bambini e questo era il tempo e il momento in cui i suoi nemici avevano maggiore opportunità di danneggiarlo. Allora i demoni si misero a fare piani e attesero la vigilia di Natale.
La luna splendeva grande e bianca nel cielo e la neve era gelata e luccicante sul terreno, quando Santa Claus fece sibilare la frusta e si affrettò fuori dalla valle verso il grande mondo. La slitta spaziosa venne riempita di grandi sacchi di giocattoli. Mentre andava il nostro vecchio caro Santa rideva e fischiettava e cantava di vera gioia. Perché in tutta la sua allegra vita, quello era il giorno dell’anno in cui era più felice – il giorno in cui con amore consegnava ai bambini i tesori del suo laboratorio.
Una notte molto impegnativa, lo sapeva bene. Mentre fischiava e urlava e faceva schioccare di nuovo la frusta, ripassò le città, cittadine e fattorie dove era atteso e calcolò di avere solo abbastanza regali per il viaggio e per rendere i bambini felici. La renna sapeva esattamente cosa ci si aspettava da lei e si muoveva così rapidamente che i suoi piedi sembravano non toccare il terreno coperto di neve.
All’improvviso successe una cosa strana: una corda venne lanciata nel chiaro di luna, con un grosso cappio alla sua estremità che si avvolse sul corpo e sulle braccia di Santa Claus e lo legò stretto. Prima di poter resistere o anche solo di poter urlare venne strappato via dal posto di guida e cadde a testa in giù su un banco di neve, mentre le renne fuggivano via con il carico di giocattoli e li portavano rapidamente fuori dalla vista.
Una esperienza così sorprendente confuse per un momento il vecchio Santa, e quando si riprese, scoprì che i malvagi demoni lo avevano tirato via dalla slitta e legato stretto, con molti giri della robusta fune. E poi portarono Babbo Natale rapito alla loro montagna, dove affidarono il prigioniero a una caverna segreta e lo incatenarono al muro di roccia, perché non scappasse.
– Ah, ah, – risero i demoni sfregandosi le mani, con sulle labbra un sorriso crudele. – Che faranno i bambini, ora? Piangeranno, faranno le bizze e i capricci, quando scopriranno che non ci sono giocattoli nella calza né doni sull’albero! E quanti castighi riceveranno dai loro genitori, e verranno di corsa alle nostre caverne dell’Egoismo, dell’Invidia, dell’Odio e della Malizia! Noi demoni delle caverne abbiamo fatto una cosa davvero astuta!
Per un caso fortunato in quel Natale il buon Santa Claus aveva preso con sé sulla slitta Nuter il saltafosso, Peter lo gnomo, Kilter l’elfo e una piccola creatura fatata di nome Wisk, i suoi quattro assistenti preferiti. Queste personcine egli le aveva spesso trovate assai utili per aiutarlo a distribuire i doni ai bambini, e quando il padrone era stato strappato di colpo dalla slitta erano tutti al sicuro sotto il sedile, dove il vento sferzante non poteva raggiungerli.
I piccoli immortali non sapevano niente della cattura di Santa Claus. Ma alla fine sentirono la mancanza della sua voce allegra e, visto che il loro padrone cantava o fischiettava sempre durante i viaggi, il silenzio li avvertiva che qualcosa non andava bene.
Little Wisk tirò fuori la testa da sotto il sedile e scoprì che Santa Claus se ne era andato e non c’era nessuno a guidare il volo della slitta.
– Ferma! – gridò e la renna obbediente rallentò la velocità e poi si fermò. Peter, Nuter e Kilter saltarono sopra il sedile e guardarono la traccia lasciata dalla slitta, ma Santa Claus era rimasto molte miglia indietro.
– Che facciamo? – chiese Wisk ansioso, con tutta l’allegria e il divertimento cancellato dalla sua faccina per la gran calamità.
– Dobbiamo tornare indietro e trovare il nostro padrone, – disse Nuter, che pensava e parlava dopo aver molto pensato, – No, no, – esclamò Peter lo gnomo, il quale, per quanto fosse di cattivo carattere, era sempre affidabile in una emergenza. – Se tardiamo, o torniamo, non ci sarà tempo di portare i giocattoli ai bambini prima di mattina, e questo rattristerebbe Santa più di ogni altra cosa.
– Senz’altro è stato catturato da creature malvagie, – aggiunse Kilter pensoso, – e il loro scopo deve essere quello di rendere infelici i bambini. Quindi il nostro primo dovere è quello di portare i giocattoli, con la stessa cura come se Santa Claus fosse presente. Dopo cercheremo il nostro padrone e facilmente assicureremo la sua libertà.
Sembrava una risoluzione così valida e sensata che anche gli altri la adottarono subito. Quindi Peter lo gnomo chiamò la renna e il fedele animale si lanciò in avanti, e passò su valli e colline, foreste e pianure, finché giunse alle case in cui i bambini dormono sognando dei bei regali che troveranno la mattina di Natale.
I piccoli immortali si erano dati a una impresa difficile, perché anche se avevano assistito Santa Claus in molti dei suoi viaggi, il padrone li aveva sempre diretti e guidati e gli aveva detto esattamente cosa voleva che facessero. Ma ora dovevano distribuire i giocattoli secondo il loro giudizio e non capivano i bambini bene come il vecchio Santa. Non c’è da meravigliarsi che facessero dei comici errori.
Mamie Brown, che voleva una bambola, invece ebbe un tamburo e un tamburo non serve a una bambina a cui piacciono le bambole. E Charlie Smith che adora correre e giocare fuori casa e che voleva degli stivali di gomma per tenersi i piedi asciutti, ricevette una scatola da cucito piena di gomitoli colorati, aghi e fili. Si era così arrabbiato che senza pensarci due volte disse che Babbo Natale era una fregatura.
Se ci fossero stati molti di questi errori, i demoni avrebbero ottenuto il loro malvagio scopo e avrebbero reso infelici i bambini. Ma i piccoli amici di Santa Claus assente lavorarono fedelmente e con intelligenza per compiere le idee del padrone e fecero meno errori di quelli che ci si poteva aspettare in circostanze così insolite.
E anche se lavorarono di gran carriera, il giorno aveva cominciato a comparire prima che i giocattoli e altri regali venissero tutti distribuiti; quindi per la prima volta in tanti anni la slitta tornò alla Valle Felice nella luce piena del giorno, con il sole che brillava sopra il limite della foresta, dimostrando che erano tornati assai più tardi del consueto.
Dopo aver messo la renna nella stalla, i piccini cominciarono a chiedersi come salvare il padrone, e capirono che in primo luogo dovevano scoprire quello che gli era successo e dove era. Allora Wisk si trasportò fino al palazzo della Regina delle Fate, che era nel folto della Foresta di Burzee e, una volta là, non gli ci volle molto per scoprire tutto sui malvagi demoni e di come avessero rapito il buon Santa Claus per impedire che rendesse i bambini felici. La regina delle fate promise il suo aiuto e quindi, rafforzato da questo potente aiuto, Wisk volò dove Nuter, Peter e Kilter lo aspettavano e i quattro tennero consiglio e fecero piani per recuperare il padrone dai loro nemici.
Forse Santa Claus non era allegro come al solito, durante la notte che seguì alla sua cattura. Perché anche se aveva fiducia nel giudizio dei suoi piccoli amici, non poteva evitare un certo timore e uno sguardo ansioso si faceva strada qualche volta nei suoi vecchi occhi gentili mentre pensava alla delusione che poteva aspettare i suoi piccoli cari bambini. E i demoni, che lo controllavano a turno, uno dopo l’altro, non trascuravano di prenderlo in giro con parole di disprezzo per la sua condizione indifesa.
Quando fu l’alba del giorno di Natale, il demone della Malizia era il guardiano del prigioniero e la sua lingua era più cattiva.
– I bambini si svegliano, Santa! – urlò. – Si svegliano trovando le calze vuote! Oh, oh! Quanti litigheranno e piangeranno, e picchieranno i piedi per la rabbia! Le nostre caverne saranno piene oggi, vecchio Santa, questo è sicuro.
Ma a queste, come ad altre male parole, Santa Claus non rispose niente. Era molto rattristato per la sua cattura, questo è vero, ma il suo coraggio non lo abbandonò. E, scoprendo che il prigioniero non replicava ai suoi sberleffi, il demone della Malizia se ne andò e mandò quello del Pentimento al suo posto.
Quest’ultimo personaggio non era spiacevole come gli altri. Aveva tratti gentili e raffinati e la sua voce era dolce e piacevole.
– I miei fratelli demoni non si fidano molto di me, – disse entrando nella caverna, – ma è mattina, ora, e il danno è fatto. Non potrai andare dai bambini per un altro anno.
– Vero, – rispose Babbo Natale, quasi allegro, – la vigilia di Natale è passata, e per la prima volta da secoli non ho visitato i miei bambini.
– I bambini saranno molto delusi, – mormorò il demone del Pentimento, quasi dispiaciuto, – ma a questo non c’è rimedio. Probabilmente il dolore li renderà egoisti, invidiosi e pieni d’odio e se vengono alle caverne dei demoni oggi, io avrò l’occasione di portarli alla mia caverna del Pentimento.
- Anche tu ti penti? – chiese Santa Claus, curioso.
– Sì, certo, – rispose il demone. – Mi pento anche di aver aiutato la tua cattura. Certo è troppo tardi per rimediare al male che è stato fatto, ma il pentimento, lo sai, può venire solo da una cattiva azione o un malvagio pensiero, perché all’inizio non c’è niente di cui pentirsi.
– Capisco, – disse Santa Claus, – chi evita il male non visita mai la tua caverna.
– Come regola è vero, – rispose il demone, – eppure tu, che non hai fatto alcun male, visiterai la mia caverna ora e, per dimostrare che mi pento sinceramente di aver preso parte alla tua cattura, ti lascerò scappare.
Questo discorso sorprese molto il prigioniero, finché rifletté che era quello che poteva aspettarsi dal demone del Pentimento. Si dette subito da fare a sciogliere i nodi che legavano Santa Claus e a sciogliere le catene che lo legavano al muro. Poi lo condusse per un lungo tunnel, finché entrambi spuntarono nella caverna del Pentimento.
– Spero che vorrai perdonarmi, – disse il demone con una voce che implorava comprensione, – io non sono davvero cattivo, e credo di fare del bene al mondo. – Con queste parole aprì una porta sul retro che fece entrare un fascio di raggi di sole e Santa Claus, grato, annusò l’aria fresca.
– Non ho malizia, – disse il demone con una voce gentile, – e sono sicuro che il mondo sarebbe un posto noioso senza di te. E allora, buongiorno e buon Natale a te!
Con queste parole balzò a salutare la bella mattina e un momento dopo camminava da solo, fischiettando piano.
In marcia sulla neve verso la montagna c’era un grande esercito, fatto delle più curiose creature immaginabili.
C’erano infiniti gnomi della foresta, ruvidi e curvi all’aspetto come i rami curvi di cui erano padroni. E c’erano magnifici rompicolli dei campi, ognuno con l’emblema del fiore o della pianta di cui erano custodi. Dietro c’erano molte file di elfi, gnomi e ninfe, e in fondo un migliaio di bellissime fate volavano in un meraviglioso spettacolo.
Questa meravigliosa armata era condotta da Wisk, Peter, Nuter e Kilter, che si erano uniti per salvare Santa Claus dalla prigionia e per punire i demoni che avevano osato separarlo dai suoi cari bambini.
E, anche se sembravano così allegri e pacifici, i piccoli immortali erano armati con poteri che potevano essere terribili per coloro che incorrevano nella loro rabbia. Guai ai demoni delle caverne se incontreranno questa potente armata di vendetta!
Ma invece, venne incontro ai suoi leali amici la forma massiccia di Santa Claus, con la sua barba bianca che ondeggiava alla brezza e gli occhi brillanti che scintillavano di piacere, di fronte a questa prova di amore e venerazione che aveva ispirato alle creature più potenti.
– È inutile andare contro i demoni, – disse Santa Claus all’esercito. – Hanno il loro posto nel mondo, e non possono essere distrutti. Il che è un gran peccato, per loro, – continuò serio.
Allora fate, gnomi, elfi e rompicolli scortarono il bravo uomo al suo castello e poi lo lasciarono con i suoi piccoli assistenti a parlare dei fatti della notte.
Wisk si era già reso invisibile e aveva scorrazzato per il vasto mondo per vedere come i bambini se la cavavano in questa bella mattina di Natale e, per quando era ritornato, avevano finito di dire a Santa Claus di come erano stati distribuiti i giocattoli.
– Abbiamo fatto davvero bene, – esclamò la fata, con una voce soddisfatta, – perché ho trovato poca infelicità tra i bambini stamani. Però non devi mai più essere catturato, padrone, perché un’altra volta potremmo non essere così fortunati a sviluppare le tue idee.
Wisk riferì poi gli errori fatti, che non aveva scoperto fino al suo giro di ispezione. E allora Santa lo mandò subito via con gli stivali di gomma per Charlie Smith e una bambola per Mamie Brown, così anche quei due delusi divennero felici.
E i malvagi demoni delle caverne furono pieni di rabbia e dolore, quando scoprirono che la loro astuta cattura di Santa Claus non era servita a niente. Anzi, nessuno in quel giorno di Natale sembrava egoista, invidioso, o pieno d’odio. E capendo che, finché il santo dei bambini aveva così tanti amici potenti, era una follia opporsi a lui, i demoni non tentarono mai più di interferire con il suo viaggio alla vigilia di Natale.
Traduzione di Luca Scarlini