Giosuè Carducci / Presso la tomba di Francesco Petrarca

12 Gennaio 2012

“L’Italia è un’espressione geografica”, sanciva sprezzante Metternich, volendole negare dignità di nazione e indipendenza politica. Sebbene al giorno d’oggi, nell’Italia del tempo presente, una battuta come quella del celebre cancelliere asburgico la si potrebbe considerare lusinghiera e benevola, piuttosto che sprezzante (sarebbe rassicurante, al tempo della Lega nord e di scuole pubbliche etniche marchiate col sole delle Alpi, sapere che l’Italia è ancora quantomeno un’espressione geografica), vale ancora, per efficacia e senso della storia, la risposta di Giosuè Carducci, strategicamente pronunciata Presso la tomba di Francesco Petrarca.

 

 

Quando il principe di Metternich disse l’Italia essere una espressione geografica, non aveva capito la cosa; ella era una espressione letteraria, una tradizione poetica. Quell’oblio o quella condanna delle nella terra dei guelfi e dei ghibellini, quella concordia predicata nella terra delle mille e mille guerre municipali, fu veramente una nobil poesia che incomincia dal canzonier dell’amore. Io non so se sia vero ciò che uno scrittor francese racconta, che il governo austriaco vietasse certa volta in Milano la recita della canzone all’Italia [di F. Petrarca, ndr]; ma se lo fece, certo n’ebbe ragione, benché ormai era tardi.

 

 

Edizione di riferimento: G. Carducci, Discorsi letterari e storici, in Id, Edizione nazionale delle opere, vol. VII, Zanichelli, Bologna, 1945.

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