Palermo come un’infanzia
Ho cominciato a fotografare Palermo nel 2001 per ristabilire un rapporto intimo e personale con la città nativa, che avevo lasciato a diciotto anni per trasferirmi a Milano: era il 1991.
Nel corso del tempo avevo perso il contatto con le cose, la luce e certe dinamiche sociali. Persone, azioni, strade, erano rimaste ferme nella mia memoria a quel periodo fanciullesco sotto forma d’icone, talune gioiose altre grottesche.
Nell’ultimo decennio, nel corso di brevi soggiorni palermitani, ho voluto ricreare le immagini di queste icone, cercandole per strada (discostandomi però dal reportage), vedendole come simboli positivi di uno stile di vita comunque creativo, seppur non civico, confuso e accomodante, perpetuato necessariamente dalla popolazione palermitana come forma di autogestione di un capoluogo mal funzionante.
Questo meccanismo a colori, di cui non riuscivo interamente a far parte, aveva formato, seppur inconsapevolmente, il mio stare al mondo.