Siracusa / Paesi e città
“Siracusa è una città protagonista del suo tempo, in cui innovazione e sviluppo si coniugano con l’amore per la natura e l’arte e quant’altro e in cui grazie a un importante lavoro politico e sinergie imprenditoriali si sono finalmente creati i presupposti per il raggiungimento degli standard europei. L’evoluzione del gusto e la contemporaneità ci impongono scelte ponderate e decisive ricollegabili a un sentire improntato all’extreme problem solving tipico di una società che abbia fatto i conti con l’ineluttabilità delle shopping expedition”.
Con queste parole pronunciate durante un vernissage da un grizzly con una fascia tricolore, si conclude l’incubo che tormenterà per molte notti il sindaco di Siracusa dopo l’apertura del centoquattresimo centro commerciale cittadino.
“Siracusa è una città protagonista del suo tempo. Cantata dai più illustri poeti, bagnata dall’inclito mare che accompagnò lo sbarco dei primi corinti e i procellosi ingaggi con il fiero ateniese, custodisce la riserva naturale del Plemmirio, già nel World Nonsensical Guinness quale scogliera più disinibita e disponibile della storia, unica ad aver inglobato con perizia d’archi-star e scaltrezza causidica alcune delle più invadenti villette nella storia delle discese a mare. I preziosi litorali offrono al turista la possibilità di trastullarsi sotto il sole con paradossi più impegnativi di un sudoku di livello sovrumano”.
Con queste parole, pronunciate da una cozza kamikaze poco prima di essere deglutita, si conclude l’incubo che tormenterà per mesi l’assessore all’urbanistica dopo l’inaugurazione del duecentotrentatreesimo villaggio turistico a ridosso delle scogliere e delle spiagge siracusane.
“Siracusa è una città protagonista del suo tempo. Nonostante siano falliti negozi d’eccellenza e no, la prestigiosa zona industriale sia ai minimi storici d’occupazione, i posti letto per i turisti rimangano spesso vacanti di quei corpi stranieri desiderosi di ristorarsi; e nonostante ambientalisti disfattisti continuino a suonare la grancassa del complotto, ingessando l’economia e bloccando lo sviluppo, affermiamo che l’annunciata costruzione di ventisettemila villette a schiera aggrappate sulle mura dionigiane, che daranno nuovo nerbo alla vetusta costruzione del 402 a.c., assicureranno importante fama internazionale alla Sicilia tutta”.
Con queste parole, pronunciate da una tenia gigante che si agita ogni notte nei suoi visceri, si conclude l’incubo che perseguiterà per anni il presidente del Consorzio per la Spietata Proliferazione del Cemento dopo l’inaugurazione del sedicesimo golf club cittadino, incastonato nei terreni prospicienti il venerando teatro greco.
“Siracusa è una città protagonista del suo tempo. Città d’intenti, importanza e Magna Grecia. Credo sia una buona notizia che io sia riuscito, grazie anche all’acume e al senso di responsabilità dei nostri avversari politici, a trovare la soluzione di un problema ormai sotto gli occhi di tutti. Era intuibile che Siracusa avrebbe comunque protetto i suoi storici interessi di natura politica ed economica. Nella storia della nostra città, lunga duemila anni, ci sono fatti e avvenimenti che ci riempiono d’orgoglio, ma un rapido sguardo retrospettivo a questo ventennio ci dimostra che quanto è accaduto doveva fatalmente accadere, e che il fiume sarebbe giunto alla sua foce”.
Con queste trepidanti parole, pronunciate da un insetto stecco di due metri insignito del grado di podestà al televoto, fu annunciata la famosa soluzione semifinale che avrebbe fatto di Siracusa il gioiello del Mediterraneo. Tutti gli abitanti con reddito inferiore a un milione di euro si autodeportarono con il sorriso sulle labbra nella grassa new town, la vivace Assia dove era possibile giocare al video poker dalla mattina alla sera senza essere biasimati. I paria che conservavano ancora un lavoro potevano allontanarsi da Assia dalle sei del mattino alle venti. L’isola di Ortigia divenne un ricettacolo di ristoranti fusion, lounge bar e hotel sospesi sul mare, abitato solo da persone ottimiste e yacht...
E adesso? Chi lo sta facendo questo incubo, o questo sogno? Siamo noi? Siete voi? Rinunciato a malincuore agli orsi e ai molluschi, che facevano tanto Esopo, ciò che importa, la terrifica verità, è che Siracusa è l’incubo di nessuno, semmai il parto di pochi, il sogno di molti.
La verità è che a Siracusa la retorica non è estetica ma diversivo, detersivo, riciclo di parole sporche.
Fondata nello stesso secolo di Roma e malata della stessa eternità, Siracusa non si muove. Si imbelletta e guarda allo specchio l’isola di Ortigia, il suo viso truccatissimo, e non si accorge di essere diventata obesa. Il suo specchietto è piccolino, la prospettiva è angusta, il corpo continua a crescere senza regole e noi continuiamo a guardare solo il viso, bellissimo, su cui il mascara sta cominciando a colare. Se appartenete a quella categoria di italiani, venite a godere con noi e di noi, tuffiamoci insieme nella sostanza, nella materica atmosfera del meridione in-luso, giocoso, maniaco delle libertà imposte e delle libere imposizioni. E se appartenete a quell’altra categoria, vi invitiamo a lavarvi nel dolore e nella sofferenza, da noi la catarsi è di casa, è frequente, quasi inutile, e poi il sole... il sole è così forte che in una sola ora di esposizione a capo scoperto ti farà felice per sempre.
Fotografie di Olga Ingurazova