Ri-Make: Nuovo Cinema Maestoso
L’entrata è un anonimo cancello di metallo affacciato su Corso Lodi, alla sinistra del vecchio ingresso principale, tuttora sbarrato. Oltre c’è il cortile, costeggiato dall’imponente struttura senza finestre dell’edificio; pochi metri più avanti le uscite laterali della sala, lasciate semiaperte, da cui si riescono già a intravedere nella penombra lunghe file di poltroncine rosse. Eccomi, finalmente, dentro il cinema Maestoso di Piazzale Lodi, ribattezzato “Ri-Make” dai gruppi di studenti e cittadini che l’hanno occupato il 18 Giugno: 1346 posti tra platea e galleria, affacciati su quello che nel 1975 era uno degli schermi più grandi di Milano.
Non fosse per lo striscione sulla facciata, qualche cartellone pacifista lungo la cancellata e la bancarella che vende libri nel cortile, sembrerebbe che nulla sia cambiato dal giorno in cui ha chiuso i battenti, il 22 Luglio 2007. Il cartellone dell’ultimo film in programmazione, Spiderman 3, resta immobile sopra alla cassa; tutto è come congelato. “Quando siamo arrivati c’era persino qualche pop corn sulla moquette”, raccontano i ragazzi di Ri-Make – divenuti per poco più di un mese custodi e anfitrioni di un luogo capace di ispirare lo stesso, solenne rispetto di un museo o una cattedrale.
Giuseppe Rausa, ex critico cinematografico de “Il Giorno”, racconta sul suo blog la storia dei cinema milanesi e, tra questi, anche del Maestoso. Nato intorno al 1912 come “Cinema Roma”, nei manifesti tipografici veniva descritto come “il più bel ritrovo di Porta Romana”. L’edificio originario venne probabilmente abbattuto nel 1931, per poi essere ricostruito nel 1939 e divenire cinema di terza visione, specializzato cioè nella riproposizione di pellicole di successo uscite già da tempo. Sullo schermo dell’allora “Cinema Italia” furono proiettati, tra gli altri, film come Quarto Potere, Via col Vento, Romanzo Popolare. Nel 1975, dopo una ristrutturazione dell’edificio, venne inaugurato il “Cinema Maestoso”, proiettando per l’occasione Yuppi Du di Adriano Celentano. Pochi anni dopo la sala venne rilevata da Italcine, l’azienda attuale proprietaria – la quale, con la denuncia degli occupanti, ha dato il via libera allo sgombero inaspettato (e violento) del 24 Luglio.
Su sedili del Maestoso sono passate tante Milano diverse: dalle braghe corte dei figli degli immigrati meridionali, arrivati a Corvetto negli anni del Boom, agli abiti buoni degli impiegati, che tra i ‘70 e gli ‘80 portavano le famiglie a vedere i cartoni animati la mattina di Natale; dai vestiti delle signore della borghesia alle tute degli operai metalmeccanici che lavoravano al “Tecnomasio Italiano Brown Boveri” (noto come TIBB), all’angolo opposto del Piazzale (per info http://vecchiamilano.wordpress.com/2011/01/20/corso-e-piazzale-lodi/).
In un secolo di aperture e chiusure, affacciato su un Corso Lodi che si allunga verso i quartieri popolari, il Maestoso ha assistito in prima fila al mutamento di una città e della sua gente. E’ rimasto sempre lì, vestito all’antica, del velluto rosso sconosciuto ai nuovi multisala che hanno invaso l’area metropolitana. Tanti storici cinema milanesi si sono adeguati, hanno provato a tenere il passo di un mercato in evoluzione, cambiandosi d’abito per stare a galla. Il Maestoso, invece, è lo stesso da almeno quarant’anni, come un uomo austero, indifferente alle mode.
La proprietà non ha mai ricevuto dall’Amministrazione le autorizzazioni necessarie alla trasformazione in multisala, e da quel giorno di Luglio del 2007 il Maestoso è rimasto congelato – con l’ingresso sbarrato e la moquette a far muffa. Almeno fino a quando il coro dei “che peccato!” e l’indignazione crescente per l’avanzato stato di decomposizione del circuito cinematografico cittadino non sono sfociati in un’azione politica – come già era accaduto a Maggio col Cinema Manzoni, occupato da Macao. Azione politica che, nonostante il “trasloco forzato” sul marciapiede di fronte al cinema, non ha nessuna intenzione di estinguersi: “il progetto va avanti con le iniziative che abbiamo programmato – (consultabili sul sito) . Il progetto non era limitato al cinema, aveva un più grande respiro politico, sociale e culturale; vedremo di rilanciarlo, possibilmente in questo quartiere con cui qualche relazione avevamo iniziato a crearla”.
Lo scopo dichiarato dell’occupazione era restituire a Milano “un luogo di cultura, un luogo di incontro, confronto e socialità, ma allo stesso tempo uno spazio aperto all’immaginazione, una sala dedicata alla proiezione di sogni”. Un obiettivo politico “locale”, intrecciato però con questioni che locali non sono, come una crisi economica presa a pretesto per l’impoverimento sociale e culturale, declinato sia nei tagli ai fondi per cultura e ricerca, sia nel “suicidio assistito” di librerie e teatri. “Ri-Make è molto più di un cinema: vogliamo farne un luogo aperto alla cittadinanza, per formulare proposte culturali e dar vita ad un’agorà politica”, commentavano gli attivisti nei giorni precedenti allo sgombero. Non ne hanno avuto il tempo. Ma un risultato è stato già raggiunto: spalancare per un po’ le porte del Maestoso. Fare in modo che i passanti diretti al centro commerciale di Viale Umbria si fermassero incuriositi a sbirciare nel cortile, rimanessero a bocca aperta entrando nella sala, si chiedessero l’un l’altro “perché”. Perché un pezzo di storia milanese è chiuso da prima che la “mitica” crisi economico-finanziaria avesse ufficialmente inizio. Perché, ora, quei cancelli sono tornati ad essere sbarrati, da un cordone di polizia.
Alcuni giornali ed esponenti politici continuano a parlare della nuova, breve vita del Maestoso usando il collaudato cliché dei “soliti centri sociali”; in realtà il gruppo dei “Ri-Makers” è eterogeneo, anagraficamente e politicamente. Il nucleo è composto da membri di Ateneinrivolta, del collettivo di genere Tabù, di Rid e del Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio.
Al momento dello sgombero il progetto Ri-Make sembrava aver assunto una forma più solida. La base partecipativa di Ri-Make si era mano a mano allargata, dopo molti film proiettati (gratuitamente), aperitivi, assemblee pubbliche e concerti (ad es. quello dei Barbaja il 13 Luglio).
All’entusiasmo degli inizi s’erano aggiunti tanti appuntamenti in calendario – da un ciclo di pellicole sul tema Lgbt al festival della rivista “Letteraria” edita da Alegre, previsto per Dicembre.
I Ri-Makers promettono che le attività andranno avanti comunque, anche fuori dal cinema. Nella platea del Maestoso intanto, dopo la luce, i suoni, i colori delle scorse settimane, tornano ad esserci solo buio e silenzio. Un film già visto troppe volte.