La forza aggregante di una comunità attiva
Segue l’approfondimento sull’argomento delle Fondazioni di Comunità, frutto della collaborazione fra le redazioni de il Giornale delle Fondazioni e Doppiozero. Ascoltiamo le parole di Paola Pessina, Consigliere della Fondazione Comunitaria Nord di Milano, membro della Commissione di Beneficenza di Fondazione Cariplo e in passato Sindaco di Rho, che ci racconta come l’istituzione è nata e lavora nella metropoli lombarda.
Come nasce Fondazione Comunitaria Nord di Milano? Con quali obbiettivi?
Fondazione Comunitaria Nord Milano è una delle ultime nate tra le 15 ad oggi promosse dal progetto di Fondazione Cariplo, partito già nel 1998. Quest’anno compirà 8 anni di vita, e dall’ottobre 2012 ha acquisito anche la qualifica di Onlus. Come le Fondazioni sorelle, ha lo scopo di diffondere la cultura del dono e migliorare la qualità della vita della comunità di riferimento: comunità di hinterland, nello specifico, densamente popolata e non omogenea. E questo spiega il perché della sua nascita relativamente recente: sul piano sociologico, le aree adiacenti le grandi metropoli sono quelle che sommano le massime complessità, perché il tessuto delle relazioni e dell’economia tradizionale è più esposto allo stress di un mutamento continuo.
Le periferie sono di per sé deputate ad assorbire la mixité di abitanti nuovi, spesso fragili, che vengono da lontano e cominciano da lì il loro cammino di inclusione, avvalendosi della maggior permeabilità che un territorio meno compatto e una comunità più variegata consentono. Si tratta dunque di una criticità, ma anche – come sempre – di un’opportunità: è nelle comunità di hinterland che si manifestano per primi i fenomeni di trasformazione sociale, e perciò si sperimentano anche le forme di convivenza nuove, e si individuano le dinamiche che favoriscono o – al contrario – sgretolano ulteriormente una coesione sempre da costruire.
FCNM nasce lì, e nasce per questo: non è un caso che M.Paola Colombo Svevo, amministratrice e deputata europea, lucida esponente di Fondazione Cariplo, nativa di Rho - uno dei più popolosi dei 23 Comuni afferenti alla Fondazione - si sia battuta con i loro Sindaci per convincerli di un’impresa che a molti pareva un azzardo: in nome proprio di quella coesione sociale che a lei e al Presidente di Cariplo, Giuseppe Guzzetti (entrambi lombardi doc) sembrava uno degli orizzonti fondamentali da consolidare, per affrontare le sfide del nuovo millennio.
Come ha reagito il territorio?
Nel rhodense, nel bollatese, nel sestese, ovvero nei tre raggruppamenti socio-economici che compongono il territorio di FCNM - esteso sull’area nord/nord-ovest della cintura milanese, per una popolazione di oltre 600.000 abitanti - non furono immediate né la comprensione del ruolo di catalizzatore del dono e dell’attitudine filantropica di una Fondazione, né le dinamiche tramite le quali essa potesse favorire lo sviluppo di quel prezioso connettivo sociale che è il terzo settore, pur essendo la generosità e la pro-attività nel volontariato due atteggiamenti capillarmente diffusi e apprezzati, nell’identità storica delle comunità locali.
E il radicamento e le modalità d’azione della Fondazione sono tuttora in evoluzione: ma è uno sviluppo positivo, che fa confidare nel raggiungimento dell’obiettivo della “sfida” posta da Fondazione Cariplo alle sue fondazioni territoriali: ovvero la raccolta a patrimonio, nell’arco di 10 anni dalla costituzione, di 5 milioni di euro, cui Cariplo sommerà l’erogazione di 10 milioni. Il meccanismo dei bandi a raccolta coinvolge direttamente gli Enti non profit (impegnati a raccogliere donazioni a sostegno del proprio progetto e comunque a favore della Fondazione) nel raggiungimento della vittoria della Sfida, è un investimento anche per garantire loro un futuro. Le percentuali vengono indicate di anno in anno dal nostro Consiglio di Amministrazione e dal 2007 (primo anno in cui sono stati pubblicati i bandi) si sono notevolmente abbassate. Questo assicurerà a FCNM la base per finanziare in permanenza l’attività erogativa, con la rendita.
Dal 2006 a oggi cosa è cambiato?
Dopo otto anni di attività, il tessuto associativo del terzo settore dimostra di essere cresciuto, di avere acquisito nuove capacità progettuali, e competenze di rendicontazione, nonché una consapevolezza nuova su come gestire le proprie attività e come valorizzare il proprio network di partner. La crisi che affligge il Paese in questi ultimi anni ha fatto emergere nuovi bisogni, e la necessità di dare supporto al Welfare. Per questo motivo dal 2012, la nostra Fondazione ha dunque deciso di favorire progetti finalizzati al contrasto della grave marginalità (dovuta ad esempio alla perdita del lavoro) e al sostegno delle relazioni familiari (percorsi di sostegno alla genitorialità, sostegno psicologico anche per minori).
Quali sono i risultati attuali?
Alla chiusura del bilancio 2013 risultano infatti raccolte a patrimonio donazioni per oltre 3 milioni e 300 mila euro, provenienti dal variegato tessuto territoriale, di questi oltre 3 milioni e 100 mila sono validi ai fini della Sfida di Fondazione Cariplo. Ma il segno della vitalità e dell’efficacia dell’azione in atto sta nei circa 900.000 euro di erogazioni annuali che vanno a finanziare una media di 90 diversi progetti proposti da associazioni e organizzazioni non-profit locali: ciascuno di essi è portatore a sua volta di una quota di donazioni dedicate, che vanno a patrimonio. Sono esse il segnale che la comunità partecipa in prima persona alle proprie iniziative, e insieme contribuisce a consolidare il patrimonio comune, con una generosità lungimirante e solidale.
Quali tipologie di progetti sono state attivate?
I progetti presentati alla selezione per il finanziamento da parte di FCNM sono indubbiamente l’elemento più indicativo della vitalità delle nostre comunità: ad oggi, ne sono stati esaminati alcune centinaia e finanziati circa il 75%. Dato il profilo del territorio, i bandi promuovono e sostengono soprattutto la solidarietà verso le fasce della popolazione più fragile: di anno in anno innovati, rispetto alle specificità dei bisogni attentamente analizzate, sono dedicati al contrasto delle povertà e della marginalità; al sostegno e all’inclusione di chi arriva da lontano o è portatore di “diversità” che chiedono integrazione; alle famiglie che hanno difficoltà di relazioni, o la preoccupazione di sostenere “dopo di noi” la vita autonoma di figli disabili.
Promuovono i progetti degli Oratori (vitalissima realtà ambrosiana)e delle associazioni di volontariato; incentivano l’attività sportiva e gli stili di vita sani, con un’attenzione speciale per i giovani e il loro coinvolgimento da protagonisti del proprio presente, ai quali si rivolgono anche progetti di cura dell’ambiente, di consapevolezza rispetto all’ecosistema e ai contesti urbani della nostra quotidianità. Insomma, tutte le attività che creano legami e promuovono il benessere delle comunità locali, trovano accoglienza nei diversi bandi, concorrendo ai quali i soggetti che le pianificano e le sviluppano possono ottenere contributi proporzionali all’impegno messo in campo: e alla qualità della rete che riescono ad attivare, perché nella valutazione del finanziamento, la vastità e la forza delle sinergie che i progetti attivano è uno dei criteri premianti.
Quali gli strumenti per beneficiare delle erogazioni?
Con una dinamica già verificata da anni, anche per le Fondazioni di Comunità i bandi si sono dimostrati strumenti molto efficaci nel suscitare e nell’orientare le azioni solidali e di animazione delle comunità locali: sapere che ci sono a disposizione risorse per sostenere un’attività che di solito ha già chiari destinatari e bisogni, incoraggia a strutturarla meglio, a organizzarla nel dettaglio, pianificandone bene i costi, le fasi, le responsabilità. Il classico meccanismo del chi-fa-che-cosa-entro-quando produce competenze e capacità di calcolare la sostenibilità dei progetti, la pertinenza degli impegni. La rendicontazione finale richiesta, esigente e di dettaglio, è garanzia che le risorse ricevute siano accuratamente finalizzate, senza dispersioni e approssimazioni. I criteri di selezione sono trasparenti e disponibili on line fra le documentazioni dei bandi. Criteri preferenziali sono ovviamente la chiarezza progettuale, ma soprattutto le ricadute sul territorio, gli impatti sociali, i vantaggi per i beneficiari delle azioni e la prospettiva di sviluppo dei servizi nel futuro. Rivolgiamo una certa attenzione anche al grado di innovazione che questi progetti riescono ad esprimere.
Quali bandi sono attivi per il settore culturale?
In questo senso i bandi “fanno cultura”: incentivano un metodo di analisi del proprio contesto, di progettazione, di costruzione di relazioni. Una cultura di coesione più che mai preziosa. E trasversale. Se poi i bandi – almeno uno all’anno – sono dedicati specificamente a obiettivi culturali, contribuiscono a mettere in luce un aspetto specifico dell’identità locale. Per il 2014 e il 2015 il tema per FCNM è obbligato: sul territorio – tra Rho e Bollate, al confine con Milano - si svolgerà infatti l’evento… “del secolo”, quell’EXPO2015 per cui tutto il Paese si sta mobilitando. Per questo è stato strutturato un bando speciale “EXPOnioamoci”, che va a sostenere percorsi di ospitalità per l’EXPO, valorizzando la presenza di ville storiche, edifici di valore artistico, circuiti museali, siti di archeologia industriale e musei d’impresa, in scadenza entro l’11 luglio 2014; che mira a sviluppare nelle scuole la comunicazione delle tematiche connesse all’alimentazione, a un corretto rapporto con l’ambiente e le risorse naturali, all’energia e alla salvaguardia del pianeta; che promuove interventi connessi a tematiche di interculturalità, e configurino iniziative attrattive per i visitatori della manifestazione medesima; che creino sinergie tra cultura, imprenditorialità sociale e volontariato in riferimento all’ambiente rurale, e all’importante patrimonio agricolo locale.