Catastrofi imprevedibili / Il senso asiatico della Storia
Di recente, ha prodotto una certa impressione il fatto che, secondo le proiezioni più attendibili, l’economia della Cina raggiungerà quella degli Stati Uniti nel 2028, ben prima del previsto. Questo ha innescato una cascata di commenti sul XXI secolo come “secolo asiatico” (dopo il XX “secolo americano”, e i secoli precedenti, almeno dal XVI in poi, come “secoli europei”).
Questo non significa affatto che i cinesi (1/5 della popolazione mondiale) diventeranno presto ricchi come gli americani, né come noi europei. Secondo l’FMI, il PIL (prodotto interno lordo) pro capite della Cina, con 10.839 dollari, è oggi al 59° posto (su 187 paesi), mentre il PIL degli US, con 63.051 dollari pro capite, è al 5° posto. Questo vuol dire che in media un americano in media è sei volte più ricco di un cinese.
Quanto a noi europei, non dovremmo poi lamentarci tanto: i quattro paesi più ricchi del mondo sono tutti europei, per quanto piccolini (Lussemburgo, Svizzera, Irlanda, Norvegia) e due di questi fanno parte dell’Unione Europea. L’Italia, con 30.657 dollari a testa, occupa il 25° posto; ovvero, ogni italiano in media è circa tre volte più ricco di un cinese. (Le altre classifiche importanti, quella della World Bank e delle Nazioni Unite, variano di poco rispetto a quella dell’FMI. In tutte, il Lussemburgo risulta oggi, de facto, il paese più ricco al mondo.) Morale: per ora, meglio vivere in Occidente che in Cina!
Fare i futurologi è un mestiere rischioso, perché la previsione del futuro si basa sempre sul postulato “se le cose andranno avanti più o meno come vanno oggi… allora tra 100 anni…” Ma le cose potrebbero non andare sempre secondo la falsariga di oggi. Nella storia ci sono sempre catastrofi imponderabili, che la rendono, di fatto, imprevedibile. Se qualcuno ha previsto il futuro, è stato per puro caso, o perché il futuro, per dir così, ce l’ha messa tutta per realizzare quelle previsioni passate. (Non è che Jules Verne abbia previsto il sottomarino col Nautilus, è che abbiamo poi costruito sottomarini sfruttando l’idea avuta da Verne. Così il primo sottomarino americano a propulsione nucleare, e che per primo passò sotto il Polo Nord nel 1958, si chiamava Nautilus.) Quanti politologi, sociologi, futurologi, marxisti, astrologi…, nell’estate del 1989 avrebbero potuto predire che il comunismo sarebbe di fatto quasi scomparso un paio d’anni dopo? Nessuno, ne sono convinto. La maggioranza, anzi, pensava che non sarebbe scomparso affatto.
Eppure possiamo rischiare delle previsioni. Sempre che, appunto, qualche meteorite storico o astronomico nel frattempo non cada sulla terra. Basta leggere le statistiche ONU per rendersi conto di quali saranno nel 2100 i centri del mondo, con ogni probabilità. Ovvero, chi è nato dopo il 2000 può già sapere come sarà il mondo in cui vivranno i propri figli e nipoti.
Consiglio la lettura del libro di Hans Rosling, Factfulness, Sceptre, London 2018.
Oggi la popolazione è distribuita secondo il PIN: 1 – 1 – 1 – 4. Ovvero, abbiamo circa un miliardo di abitanti in Europa, circa un miliardo nelle Americhe, un miliardo in Africa, e quattro miliardi in Asia.
Ma tra 80 anni il PIN sarà: 1 – 1 – 4 – 5. Ovvero, in Europa e nelle Americhe vivranno in ciascuna un miliardo di persone, come oggi, e l’80% della popolazione mondiale sarà formata da africani e asiatici. L’intera popolazione mondiale raggiungerà gli 11 miliardi, per poi stabilizzarsi, pare, dopo il 2100. Ma siccome Africa e Asia continueranno il loro sviluppo economico (a parte catastrofici cambiamenti di rotta, ripeto), questo significa che il vero epicentro degli scambi economici mondiali sarà l’Estremo Oriente – India, Cina, Tailandia, Filippine, Giappone… Non più il Nord-Atlantico, ma il Nord-Pacifico sarà l’asse fondamentale della potenza economica e politica.
Il modo molto migliore in cui queste nazioni d’Oriente hanno affrontato l’epidemia di coronavirus, rispetto ai paesi occidentali – benché ognuna di quelle nazioni abbia seguito una strategia diversa – potrebbe esser preso come segno dell’eccellenza di queste nazioni.
La popolazione che i demografi chiamano di livello detto 4 – ovvero la parte della popolazione più prospera – oggi è così distribuita: il 60% è in Occidente (Europa e America), il 40% nel resto del mondo. Ma già tra 20 anni i rapporti si invertiranno: solo il 40% dei prosperi saranno occidentali, il 60% saranno soprattutto asiatici. Hanno voglia gli identitari e sovranisti di costruire muri e di respingere migranti: non sanno che tra qualche decennio saranno piuttosto i giovani europei e americani a emigrare verso l’Asia per cercare lavori migliori. Le swinging capitals del mondo non saranno più Londra, New York e Los Angeles, ma Shangai, Mumbai, Bangkok, Singapore. Può darsi che tra 80 anni l’inglese resterà la maggiore lingua di scambi internazionali, ma il cinese potrebbe prendere il suo posto. Oggi tanti italiani trovano duro dover imparare l’inglese – preferirebbero imparare il francese e lo spagnolo – figuriamoci quali problemi avranno i giovani italiani tra un paio di generazioni, quando dovranno imparare il cinese…
Non sappiamo se nel nuovo centro del mondo prevarrà la democrazia od oligarchie politiche, se esso sarà del tutto secolarizzato o se si ristabilirà un ordine teocratico come in Iran o in Arabia Saudita, se saranno economie aperte o chiuse, se saranno democratiche (come oggi i paesi occidentali) o meritocratiche “confuciane” (come la Cina di oggi). Ma sappiamo quali saranno le aree più prospere.
Quindi, basta guardare i grafici economici e demografici di oggi per capire dove sta andando il mondo. Ma non va seguendo le linee delle ideologie e filosofie oggi dominanti (liberalismo, marxismo, confessionalismo religioso, nazionalismo): va per tassi di crescita della popolazione e delle ricchezze. Chi ha occhi per vedere legge in esse l’inevitabile declino dell’Occidente.
Ma allora, la storia è prevedibile? Diciamo che certi sviluppi sono altamente probabili, ma non per questo la storia ha un senso. Senso significa almeno due cose in italiano: da una parte è il significato, dall’altra è una direzione da prendere. La storia può prendere delle direzioni molto probabili, ma ciò non vuol dire che essa abbia un significato univoco.
Da qui il mio radicale anti-hegelismo. Insomma, non credo che la Storia umana abbia un senso, anche se a un certo punto certi processi diventano egemoni. La Storia si dipana sempre sull’orlo del caos. E talvolta ci casca pure dentro.