Tunisi: Nestanneu el Gamra
Nessuno lo sa quando finisce il Ramadan. Forse domani, forse giovedì. Si deve guardare la luna, o meglio, l'Imam deve guardare la luna e decidere se l'Eid, la festa di fine digiuno, possa cominciare. Tunisi è l'opposto di come me la ricordavo, eppure sono partita poco più di due mesi fa. Il Ramadan ha rovesciato le abitudini quotidiane, svuotato la Bourguiba di giorno e riempito la Medina di notte. Sembra la fiera, con le mandorle colorate, i pop corn, il fumo del merguez, le pentole in vendita e i vestiti nuovi per i bambini. Tutti corrono e si accalcano lungo Rue de Carthage, cercano di non perdere l'occasione per l'ultimo acquisto. Sono giorni concitati anche senza far festa. A due settimane dall'omicidio di Brahmi, a sei mesi dall'uccisione di Chokri Belaid, con lo Jebel Chaambi in fiamme e le BAT (brigate anti-terrorismo) che arrestano e freddano potenziali terroristi nelle banlieues di Tunisi, la città è tesa, agitata, anche se non sa ancora dove, e come, avverrà questo cambiamento. Nestanneu el Gamra.
Oggi ci sarà una manifestazione importante, organizzata dall'UGTT (il sindacato tunisino) con il Front Populaire e Nidaa Tunes al Bardo, una risposta al raduno di sabato, filogovernativo, a Place de la Kasbah. Secondo Libération quella di stasera sarà l'ultima chance per sfruttare la tensione emotiva di questi giorni e chiedere le dimissioni del governo, ritenuto da molti mandante morale (o, quantomeno, responsabile della non difesa) negli omicidi di Belaid e Brahmi. In questi giorni il presidio di place du Bardo ha cambiato faccia. Sabato la piazza appariva disordinata, disorganizzata, senza nessuno dei giovani che avevano animato le rivolte del 2011, la Kasbah 1 e la Kasbah 2, così lontana dalla Kasbah di oggi, occupata dai sostenitori dei fratelli musulmani venuti da tutta la Tunisia.
Già domenica la distesa di gente è aumentata, i contenuti sono ritornati (tra cui la marcia delle donne contro il terrorismo) e l'imam della moschea Zeitouna ha benedetto tutti, a sottolineare come questa non sia la piazza dei miscredenti, e come la cattiva politica, e non la laicità, siano le vere cause del conflitto che sta lacerando questo paese. Si attende stasera, dopo l’iftar, l'anniversario dell'uccisione di Belaid, l'ultima notte utile prima che le feste dell'Eid si portino via le sere e svuotino le piazze. Basterà la piazza piena per far crollare un governo che riempiva solo due sere fa un'altra piazza? Come reagirà la polizia tunisina, che dopo i primi giorni ha sempre tollerato l'innocuo sit-in del Bardo? Ci saranno in piazza i giovani che due anni fa hanno rischiato il proprio futuro in nome della rivoluzione? Eppure gli slogan sono gli stessi, e inquieta come in questi due anni non sia cambiato nulla, come non ci sia stato il tempo, o la volontà, o la possibilità di costruire per davvero una soggettività politica forte, in grado di portare la ventata di cambiamento che questo paese sta reclamando da molti anni. Se si parla di rivoluzione culturale, si storce il naso, pensando che il problema sia solo di struttura economica, di classe borghese.
Le forme di resistenza del vecchio regime sono tuttavia nelle pratiche quotidiane, quei micropoteri che ancora oggi spezzano il respiro ad ogni progetto di lungo termine. Cosa accadrà stasera? Io non lo so. I giorni sono divenuti molti, e i contenuti pochi, se non il “Dégage” ripetuto come un mantra. Anche l'affezione alla politica è svilita, svuotata, ogni partito ha deluso, ha indebolito la già fragile 'coscienza' tunisina. Nella medina, nei caffè, una nuova rivolta sembra lontana, lontanissima. Il caldo ha stancato le membra e il clima di festa del Ramadan è stato incrinato, ma nelle mura della città vecchia sembra tutto distante, pacato. Potranno cambiare le cose, da domani? Nestanneu el Gamra. In un paese che nel 2013 affida ancora alla luna il compito di scandire i calendari e le quotidianità di tutta la popolazione, forse solo la luna può davvero influire sul cambiamento, o placarlo.
Nel dubbio, mi metto le scarpe buone, mi preparo ad andare, sperando che la Gamra che si attende sia come quella di Ciàula: stupore, niente più stanchezza, e nessuna paura.
« Il bujo, ove doveva essere lume, la solitudine delle cose che restavan lì con un loro aspetto cangiato e quasi irriconoscibile, quando più nessuno le vedeva, gli avevano messo in tale subbuglio l'anima smarrita, che Ciàula s'era all'improvviso lanciato in una corsa pazza, come se qualcuno lo avesse inseguito il buio totale è lo smarrimento dei suoi punti di riferimento e quindi non sa come muoversi.
E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta, là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore. »