A Napoli / Dalla casa delle guarattelle al cratere del Vesuvio
Eccoci, burattinai, pupari, poeti in Vico Pazzariello dove Bruno Leone (con Salvatore Gatto è l’erede del Pulcinella burattino) – apre la Casa delle Guarattelle Nunzio Zampella, Nunzio, il mitico, umile ultimo burattinaio dei giardini di Napoli.
E dove andiamo, oggi 27 aprile? Sul Vesuvio andiamo, prima in pullman e poi camminando, nella folla di chi sale turista curioso, e si fanno salendo scene improvvise, con le marionette, con le guarattelle, con Tommaso Bianco che fa Pulcinella in figura (lui per tanti anni attore di Eduardo), e le guide del vulcano, le più antiche d’Italia, che ci raccontano del monte tremendo e incantato, e i fiori rossi, gialli, celesti, e anche noi raccontiamo.
Saliamo fra i boschi bruciati due anni fa, nel più meraviglioso dei paesaggi, col mare che trema là sotto e regge delicatamente Ischia e Procida, e i pendii costellati di case abusive, e ovunque sono esposti finti souvenir, e udiamo gli spari dei fuochi a giorno per la festa di una delle sette Madonne vesuviane, le sette dee aggrappate al fuoco e alla lava. Eccolo il gran teatro che mi piace di più – nel vento, nell’aria, nel fuoco. Saliamo lenti, con Mimmo Cuticchio parlando del tempo che siamo – dell’andare, della saggezza e del perdere la testa. Siamo qui per Bruno maestro guaratellaro – per la sua passione e gentilezza, e forse anche per Giacomo Leopardi, e per Empedocle che in leggenda volle saltare dentro il cratere dell’Etna – e anche per riflettere sul camminare, sul prendere tempo e amarlo, il tempo, non lasciarlo bruciare dal male oscuro.
Com’è corpo vivente Napoli, magma di pietre enormi e parole barocche, musica intrecciata di suoni complessi che solo rari strumenti sanno trovare. Viene la notte e lungo Spaccanapoli, dove dormiamo, è tutto un parlare – anime cha vanno e vengono, cercandosi nel nero delle pietre.
E oggi, 28 aprile, dove andiamo? Andiamo a pazziare per le strade intorno al teatro, con Ibrahim che batte il tamburo e due suoi amici del Burkina Faso con maschere Dodo che ballano, e noi coi nostri Arlecchini seguiamo, e c’è anche il Sole – che si rintana e manda la pioggia appena torniamo alla Casa delle guarattelle. E lì, come dentro un uovo, nel piccolo spazio ognuno fa qualcosa, ed è un continuo apparire di visioni – di Bruno e Salvatore con corpo canto guarattelle voce, di Thomas Jelinek con Kasperl, di Tiziana Ferraiolo, Mimmo Cuticchio, Tonino Taiuti, Paolo Comentale, Paulette San Martin, Irene Vecchia.
Io avevo preparato la Commedia della fine del mondo, dal Lato oscuro di Nane Oca, ma essendo un po’ tardi ho cambiato canovaccio anche perché sono sprofondato negli occhi di tre bambini che avevo vicino vicino – e ho raccontato loro, secondo il loro ascolto, come Nane Oca nato da una fata e da un suonatore di viola pomposa, venuto dal Pavano Antico a salutare il suo amico Pulcinella, aveva voluto esplorare il pericoloso lato oscuro del mondo. E per cominciare ho letto il Saluto che è qui:
SALUTO DI NANE OCA AL SUO AMICO PULCINELLA
(detto per l’inaugurazione della Casa delle guarattelle Nunzio Zampello di Bruno Leone, in Vico Pazzariello 15 A, a Napoli, il 28 aprile 2019)
Ma guarda un po’, guarda un po’
che faccia nera che hai: sarai mica
anche tu stato punturato dalla mala
vita?
Eh?
Ostia!
Ostieta!
Ostregheta!
Cisbicchio!
Bìcchiocis!
Ghétaostre!
Iétaost!
Tiaòs!
Eh?
Sarai mica per caso un pollo pullo pulcino pullus gallinaceus?
Sì che lo sei.
E io sono Oca – Giovanni, detto Nane, sopra nominato Oca,
giovanetto andato in oca
cioè inocato – cioè immatonito, cioè intontito, cioè andato via di testa
quando ho preso la cotta d’amore.
Sì, per amore sono diventato Oca.
Ah che bel teatro!
Ah che bella città famosa di teatri e attori e personaggi e drammaturghi e maschere!
Ah che fantasmagoria!
Dal Pavano Antico, caro Pollo-cinello,
là dove hanno ballato
Arlechin Batòcio orbo de ‘na ganba e sòto de un ocio
e Isabella Andreini che ha inventato la Commedia dell’Arte
e Ruzante ruzatore cofà le galline raspanti in cerca di semi per terra,
e Guido il Puliero (il Puledro, sopra nome)
fioricultore amoroso nelle cui storie sono nato,
e l’Uomo Selvatico, la Vacca Mora, l’Asino del Pedròti
e i poeti appollaiati sul platano alto dei Ronchi Palù,
e l’orecchio onniascoltante di dio
e tutti i più di mille personaggi del Pavano Antico
ti salutiamo, caro Pullo-cenello napolitano di Acerra dio guida dei risorti
e poiché siamo immortali
avendo mangiato la foglia dolce e garbina chiamata momón
e bevuto il magico elisir
auguriamo anche a te la vita eterna nei paradisi del mondo
liberati dalle immondizie, dall’anidride carbonica, dalla plastica,
dai gas delle auto, dalla violenza senza cervello –
la vita eterna, o Pulcinella, o Leone Cetrulo,
bi-eterna
cosmicheterna e
comicheterna.
E poi si va a mangiare al Vico Pazzariello, luogo di ospitalità, che è anche lui un frutto dei consigli di Bruno Leone, e Angelo Picone, una delle anime del Vico, è vestito da Pazzariello e poi in strada tutti seduti ci fa il Pazzariello (che per le strade dal 1980 non esiste più) insieme al bambino Antonio, che abita là a dieci passi.
E poi ancora si va al fantastico Ospedale delle bambole di Tiziana Grassi, e alla sera al coordinamento assembleare che si chiama La Santa Fede liberata, luoghi che sono la rete di Bruno Leone, del teatro e della vita. E bravo il signor assessore coi baffi Nino Daniele che è venuto e ha parlato abbastanza breve con parole giuste.
Nelle stesse ore in via Calabritto, la più prestigiosa di Napoli, una decina di giovani forse proveniente dai baretti notturni là accanto accoltellava il diciottenne attore della Paranza dei bambini Artem Tkaciuk, napoletanissimo di origini ucraine, perché? Noi che eravamo non lontani immersi nel mare di voci non ce ne siamo proprio accorti. Il lato oscuro c’è, è là, ma ci siamo anche noi (col nostro lato oscuro) – tanti, e alla fine invincibili. Vero Pulecenella? Vero Bruno, Irene, Thomas, Mimmo, Elisa, Salvatore, Tommaso, Angelo e Antonio Pazzarielli, e tutti? Vero bambini del mondo?