Fachinelli e Pontalis. Cordialità per il reale
Un giorno l’avvocato Guido Guerrieri decide che non ne può più. Quando è in tribunale non riesce a rintracciare il senso della professione, quando è a casa passa il tempo a riferire ad alta voce i suoi stati d’animo a Sacco, il suo pungiball. Inizia un’analisi e così conosce il dottor Carnelutti, un terapeuta junghiano appassionato di scienza quanto di tarocchi. Le loro conversazioni speciali occupano molte pagine di L’orizzonte della notte, l’ultimo bestseller di Gianrico Carofiglio dove le vicende di un processo per omicidio si intrecciano al racconto, verosimile, delle trasformazioni psichiche del protagonista. Carnelutti non sfoggia interpretazioni e sapere, la sua postura è molto vicina a quella cordialità per il reale di cui parla Pontalis in Finestre: “Voler bene ai propri pazienti: condizione perché in loro torni il gusto di vivere e le cose trovino il proprio sapore, perché sull’ostilità, sul rifiuto predomini almeno ciò che un pittore innamorato dei colori chiamava ‘cordialità per il reale’”.
A Jean-Bertrand Lefèvre Pontalis, noto come J.-B. Pontalis – per distinguere lui dal fratello la madre li chiamava con le iniziali –, e a un’altra personalità libera e originale come Elvio Fachinelli è dedicato La psicoanalisi come esperienza di libertà: Fachinelli-Pontalis, ultimo numero di «Frontiere della psicoanalisi» (Vol. 1-2, 2023, il Mulino). Un libro vero e proprio, ricchissimo di materiali e riflessioni, foto e testi inediti, contributi di psicoanalisti italiani e francesi, ma anche di saggi di storici che contestualizzano le due figure e, soprattutto, collocano la ricerca di Elvio Fachinelli, devoto alla psiche e dedito alla politica in anni “collettivi”.
Il suo pensiero scorreva fluido, nuotava disinvolto tra le aporie della storia e quelle dell’individuo, non si preoccupava di costruire dighe tra i residui notturni, le bagatelle della quotidianità e la caverna di Platone. Non temeva il contagio tra le alture del pensiero e le bassure del corpo. I suoi libri e i suoi articoli evocano quel momento della storia del Novecento quando la tempesta che avvolge le ali dell’Angelus Novus – di Klee e di Kafka, di Wenders e di Benjamin – appariva un progresso umanamente affrontabile. Scrive nel 1967 sulla rivista «Quaderni piacentini»: “Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.
A partire da Freud, dove l’individuale è solo la ripetizione del collettivo, e da Jung, dove il collettivo è nel sostrato archetipico, Fachinelli cerca un nuovo modo per affrontare e integrare le due dimensioni: come connettere la dimensione del singolo, anche quella prenatale, al ricordo, alla relazione analitica e, mediata dalla storia e dalla sociologia, alla politica. Una direzione di ricerca capace di stimolare la riflessione ancora oggi.
“Il problema della società si configura così non come una semplice amplificazione dei problemi del soggetto individuale, ma in un certo senso come una situazione di mescolanza, se non di capovolgimento, in cui il soggetto individuale è già intrinsecamente, all’origine, connesso al suo gruppo sociale, alle sue appartenenze esterne. E questo non per un legame che gli venga imposto dal di fuori, ma proprio come fondazione della sua stessa soggettività” dirà, nel settembre 1989, in un intervento su Freud e i processi collettivi per la terza rete RAI di Bolzano.
Fachinelli e Pontalis, accomunati nell’editoriale di Maurizio Balsamo e Massimo Recalcati dalla postura umana e da un pensiero teso verso l’aperto, occupato dalle domande più che dalle risposte, “ripropongono l’esperienza analitica come movimento di apertura radicale, come una tensione rinnovata fra la necessaria conservazione, il ritrovamento dei resti storici – ad esempio nel movimento della marea che nasconde e disvela nel suo ritirarsi (Pontalis) – e il viaggio che conduce ad essi e che se ne appropria in maniera inedita, diventando il luogo di una esperienza radicalmente differente, irriducibile ad una identità chiusa su se stessa, di una estasi che sospinge verso il non ancora pensato (Fachinelli)”.
“Per Pontalis, l’esperienza che trasforma ciò che è ‘depositato nel mare’ in giocattoli, ninnoli preziosi, cibo da cucinare, allude agli usi molteplici, alla libertà inventiva che si può esprimere verso ciò che conserviamo nella nostra memoria; sottolinea, nel viaggio stesso verso questi oggetti sprofondati nell’oblio conservativo, più la traversata che dalla spiaggia conduce verso mete indefinite, che il ritrovamento”.
È necessario ancora oggi difendere la psicoanalisi da se stessa? Dopo la scoperta dell’inconscio Freud si rinchiude nello studio di Berggasse, tocca l’unicità del soggetto, ma poi ha paura della sua stessa autobiografia: il testo Su Freud è preceduto dalla cronologia della vita rifatta dallo stesso Fachinelli.
“Dopo lo squarcio iniziale, la psicoanalisi ha finito per basarsi sul presupposto di una necessità: quella di difendersi, controllare, stare attenti, allontanare… Ma certo, questo è il suo limite: l’idea di un uomo che sempre deve difendersi, sin dalla nascita, e forse anche prima, da un pericolo interno. Bardato, corazzato” scrive Fachinelli in La mente estatica. Barriere, dighe, muraglie, è una semantica guerriera quella che esprime la sorveglianza sull’”eccedenza” dell’inconscio, che teme stati di gioia eccessiva – Fachinelli ne parla in relazione a quanto provato da Freud sull’Acropoli, alla sensazione di affascinamento, innamoramento nella sua relazione con Fliess, all’aspirazione originaria trascendente di una co-identità dove si è una cosa sola. Un incontro particolare che attiva nostalgie neonatali e sincronicità, che produce sensazioni che fanno paura per la loro animazione – e non è un caso che lo accomuni alla sua esperienza con l’amica psilo, la psilocibina, un termine che ai convegni che lo ricordano sono in pochi a conoscere. Stati d’animo psichedelici, che amplificano e allucinano, vicini a quel “conosciuto non pensato” di cui parla Bollas, attraversati dall’illusione di una possibilità di identificazione tra soggetto e oggetto, un fenomeno estatico/estetico che ha a che fare con la prima estetica umana, “l’idioma della cura della madre” come scrive ancora Bollas. E in tutti i testi psicoanalitici di Fachinelli troviamo una riflessione sulla fusionalità nel suo rapporto con l’originario.
L’analisi come un cammino iniziatico che rende possibile, come accade nel viaggio sciamanico, il cambio di sesso e di identità, il rovesciamento dei ruoli. Per il terapeuta La mente estatica è un breviario, aiuta a non indietreggiare dinnanzi all’altro, a non avere paura di se stessi, invita alla “partecipazione emotiva dell’analista” che evoca quella affettiva di Ferenczi. Nutre l’architettura di una posizione etica che è anche un’estetica: “Non meditazione né raccoglimento. Accoglimento”.
Di Fachinelli scopriamo in questo numero della rivista gli scritti giovanili sul cinema, il diario tenuto dopo la nascita della figlia Giuditta, tra infant observation e amore di padre che rivede negli occhi della figlia quelli della propria madre, testimonianze e ricostruzioni dell’esperienza dell’asilo autogestito di Porta Ticinese organizzata con la collaborazione di Lea Melandri. Fachinelli avverte il cedimento di una struttura autoritaria sostituita dalla madre divoratrice consumista che garantisce i bisogni e chiede dipendenza. La nascita dei gruppi di autocoscienza femminili, i “gruppi di pratica dell’inconscio” dove ognuno parte da sé, ispira la sua proposta di riforma del training – un tema caldo ancora oggi! – che mette in discussione la struttura di potere delle istituzioni analitiche. Ma Fachinelli non uscirà dalla SPI e non accetterà l’invito di Lacan di diventare presidente della École freudienne italiana.
Questa bellissima raccolta di «Frontiere della psicoanalisi» è anche un’occasione per conoscere meglio una figura poliedrica come quella di J.-B. Pontalis. Noto soprattutto per l’Enciclopedia della psicoanalisi scritta insieme a Jean Laplanche (1967), è autore di romanzi – “per me la scrittura e l’analisi si abbandonano, si affidano entrambe, ognuna a modo proprio, alla corrente della lingua” afferma in Finestre; cura diverse collane per Gallimard cercando di unire la filosofia esistenziale del suo maestro Sartre al pensiero del suo analista Lacan; fonda la rivista Nouvelle Revue de Psychanalyse. È coinvolto nella detective story di L'uomo col magnetofono, trascrizione di una conversazione di Jean-Jacques Abrahams con il suo analista che dopo anni di terapia lo fece internare. Abrahams inviò un nastro registrato a Jean-Paul Sartre e il filosofo lo pubblicò nel 1969 su «Les Temps Modernes» contro il parere di Pontalis – Fachinelli lo fece pubblicare nel 1977 in «L'Erba voglio» (vedi su Doppiozero).
In prossimità della morte entrambi sono in compagnia del mare e volgono lo sguardo aperto all’orizzonte. Pontalis termina il suo ultimo libro uscito postumo, Alta marea bassa marea, con queste parole: “Bassa marea, alta marea, questa alternanza è a immagine della mia vita, forse di tutta la vita. Aspetto che le onde raggiungano la spiaggia per andare loro incontro”.