Interno/giorno casa in periferia
Interno/giorno casa in periferia
Non c’è continuità estetica tra l’ambiente esterno della periferia e gli interni di certe case di chi abita quei luoghi. Ovvio, ma in un lavoro fotografico sperimentarlo è più complesso. Quando si va in zone che non si conoscono, che non sono proprie, il primo varco è la strada e i contatti capitano su questo livello. Le abitazioni limitrofe sembrano osservarti, dichiarando la loro inacessibilità. Fino a questa fotografia, gli unici interni che avevo descritto nella zona cinque di Milano erano stati quelli di un bar o di una chiesa o dell’ospedale; luoghi pubblici assuefatti al territorio circostante.
Durante le mie peregrinazioni fotografiche, giusto per scaldare un po’ il pensiero e lo sguardo, mi capita di guardare le case: il loro interno o ciò che una finestra può offrire allo sguardo estraneo; allora le intendo come luoghi intimi, dove si vive e si passa la notte, al riparo dalla strada.
E’ stato un caso che a un’amica occorresse un ritratto e che io avessi voglia di farglielo; ma ancor di più il caso fu che, nei mesi precedenti, lei mi vide dalla finestra di casa sua passare da quelle parti. Successe più di una volta, ma non si affacciò mai per chiamarmi.
Ci scambiammo a un certo punto delle mail, così dall’epistolare potemmo risalire al fatto che quello per strada ero io e che lei stava alla finestra.