Natale da cani
Sono una simpatizzante del genere canino, li disegno spesso. Forse è per questo che mi è stata chiesta una buona storia o anche una storia buona, che abbia come soggetto uno o più cani e che sia adatta al Natale.
Ai cani non l’ho mai chiesto ma, per quanto ne so, è improbabile che gli piaccia il Natale. Partendo dai più giovani, dai cuccioli, che passano minuti infernali in una scatola buia (splendidamente infiocchettata) per essere poi liberati da altri cuccioli di umano, confusi e storditi quanto loro, che li sbaciucchiano e li stritolano come se fossero dei peluche; queste sono le scene che abbondano sui social alle quali per mia fortuna non ho mai assistito di persona.
Invece, ho conosciuto cani anziani la cui avversione per il Natale è certa. Per loro in casa c’è troppo trambusto, i loro amati umani nell’agitazione dei preparativi non li badano, poveri vecchi, si sentono d’impiccio, vengono scansati da frettolose carezze e loro, cocciuti, si riposizionano nei medesimi posti, con la coda fra le gambe. Non per paura ma per saggezza, evitando così che venga calpestata.
Poi ci sono quelli belli, troppo belli, che vengono esposti come trofei, adornati da fastidiose corna di renna e vestiti (in appartamenti caldissimi) con cappottini rossi bordati di bianco. Proprio in questo periodo possiamo vedere online i loro occhi tristi, in contrasto con il festoso contesto. Questo ci fa riflettere sulla possibilità che anche un cane possa provare vergogna.
E così trovare una storia buona di cani a Natale non è semplice. Però, facendo i ritratti, le storie mi arrivano dai padroni. Spesso le migliori iniziano da un canile, come nel caso di Kurama e di Vladimir.
Giovanni, il loro padrone, mi ha chiesto il ritratto di Kurama, il “bello” dei due, da regalare alla sua compagna e io gli ho chiesto di descrivermi il carattere del soggetto. Riporto ciò che mi aveva scritto: – Ha il pelo morbido, è un cane estremamente dolce, intelligente e chiacchierone. Esegue comandi, caccia, fa un sacco di cose “da cane” ed è felice, mette il buonumore. Quando lo abbiamo visto nel canile ci siamo subito innamorati di lui –.
E il piccoletto? – chiedo.
– Vladimir? Lo abbiamo chiamato così perché è bruttarello, sembra un pipistrello. Era stato messo nello stesso box, era terrorizzato, quasi impossibile da avvicinare, ha subito visto in Kurama una sicurezza, una guida e in poco tempo sono diventati inseparabili. Così li abbiamo adottati entrambi –.
Ho pensato non fosse il caso di separarli neppure nel disegno. Ne ho fatti un po’ prima di cogliere la composizione giusta. Giovanni ha scelto quello dove Kurama lo guarda, io preferisco questo, dove “il piccoletto” è attento, sembra essere lui a proteggere il grande, fiero di essersi conquistato la sua bella vita.