Speciale
Occhio rotondo 40. Lettera 22
Fotografare gli oggetti non è facile. Guardate questa immagine che raffigura uno dei capolavori del design degli anni Cinquanta: la macchina per scrivere della Olivetti battezzata Lettera 22. È stata fotografata dall’alto – eppure sembra di fronte – in modo che non si perda la sua dimensione: la profondità dei meccanismi su cui agiscono i tasti e il rullo. Si capisce l’efficacia di questa fotografia solo se la si paragona con altre che ritraggono la Lettera 22; ad esempio, quelle che la colgono di fianco in modo da fornirne lo spessore (è straordinariamente sottile).
La bellezza di questo prodotto di design, opera di Marcello Nizzoli con Giuseppe Beccio (1950), consiste nell’avere fornito la macchina per scrivere di una carrozzeria che declina perfettamente la natura meccanica del progetto con l’efficace pratica d’uso (Enrico Morteo). Detto altrimenti, Nizzoli ha usato la tecnica della pressofusione di alluminio per avvolgere la parte meccanica in modo da “addomesticarla”. Ha la medesima eleganza d’una motocicletta da corsa o di un aeroplano senza esserlo: rende belli i meccanismi che la compongono. Semplicemente è raffinata ed efficiente. Provate a usarla ancora oggi e a battere sui tasti: sono morbidi e precisi.
Chi ha scattato questa fotografia è una coppia: Ballo & Ballo, ovvero Aldo Ballo (1928-1994) e Mariarosa Toscani Ballo (1931-2023), marito e moglie. Lei è figlia d’arte, suo padre Fedele Toscani, è stato un famoso fotoreporter in epoca fascista e anche dopo. Aldo ha imparato il mestiere da Mariarosa. Sono stati i più importanti fotografi di design del XX secolo (una professione che prima non esisteva). Perché? Per una semplice ragione: non fotografavano cose, ma oggetti, guardandoli come se fossero persone. Qui, ad esempio, la loro bravura emerge nel mettere in mostra la silhouette della Lettera 22 senza ricorrere alla sagoma laterale, facendo un ritratto frontale, senza ridurla a uno spessore minimo: danno rilievo alle singole parti e nel contempo forniscono un’immagine completa e coerente dell’insieme.
Sembra facile, ma non lo è. Se dovessi fare l’elenco di tutti gli oggetti del Made in Italy che hanno ritratto Ballo&Ballo sarebbe interminabile. I due tuttavia non sono famosi come altri fotografi della loro epoca. Loro non si sono mai mossi dal loro studio, salvo rare eccezioni, e hanno sempre lavorato in modo teatrale organizzando l’esposizione delle “cose”, cioè posizionandole e illuminandole con gusto e in modo giusto. Ogni manufatto da loro fotografato, che sia una sedia, un divano, una caffettiera, una lampada, un soprammobile, un letto, un bicchiere, eccetera, eccetera, assume una forma iconica, senza però che questo l’enfatizzi eccessivamente. Lavorano cercando il profilo migliore dell’oggetto e lo fissano in un’immagine il cui destino non è mai quello di diventare una semplice fotografia, bensì un’effigie in un dépliant, in una brochure, in una rivista o in un manifesto murale.
E questo avendo a che fare con oggetti che variano continuamente la loro dimensione: grande, medio, piccolo. Se visitate la mostra che illustra a Milano il lavoro di questa coppia d’artisti (Ballo&Ballo. Fotografia e designi dal 1956 al 2005, Sala Viscontea del Castello Sforzesco sino al 3 novembre, catalogo edito da Silvana Editoriale a cura di Silvia Paoli) vi renderete conto che hanno fotografato anche i grandi designer e i loro collaboratori in carne e ossa con lo stesso stile con cui rendono visibili le creazioni uscite dai loro atelier. Lo fanno con cura, attenzione, e spesso in modo ironico. Il loro intento è quello di far vedere negli oggetti il loro lato migliore, proprio come nel ritratto del Duca di Urbino dipinto da Piero della Francesca (avendo Federico da Montefeltro una vistosa cicatrice sul naso adunco e rotto, e perso l’occhio destro, il pittore pensò bene di dipingerlo mettendo in mostra solo il lato sinistro).
Così hanno fatto Ballo&Ballo con tutti i prodotti che venivano portati nel loro studio per essere esposti sulla carta stampata. Come fotografi i due coniugi milanesi (lui era nato a Sciacca) sono rimasti per molto tempo nell’ombra, per quanto chi progettava, chi produceva e chi commerciava sapesse perfettamente che erano i migliori. Proprio come la Lettera 22, dotata d’una eleganza non esibita, efficace, funzionale e al tempo stesso innovativa, Ballo&Ballo, Aldo e Mariarosa, hanno incarnato la modernità ironica e colta del nostro Paese.
Ballo&Ballo © Lettera 22.
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