Piergiorgio Paterlini. Fisica quantistica della vita quotidiana.
L’ultimo libro di Piergiorgio Paterlini (Einaudi 2013) è fatto di 101 micronarrazioni talvolta non più lunghe di due righe (un esempio: - A chi lo dici. Scusami sono di corsa.), talvolta più estese, mai eccedenti la paginetta, in un caso composte da una sola frase e un emoticon.
Provare a ricondurre una storia all’estrema sintesi è uno degli esercizi da sempre in voga nelle scuole di scrittura, e a ragione, poiché nella capacità di riassumere si vede la comprensione profonda di un testo, della sua natura, dei suoi meccanismi di funzionamento. E d’altronde, uno dei padri del gusto e dell’estetica moderni, Mies van der Rohe ci ha insegnato che “less is more”, che dal togliere può scaturire la limpidezza di un gesto artistico efficace, in quanto essenziale.
Ma il testo breve, brevissimo, può ritagliarsi lo spazio di un genere letterario riconosciuto e autonomo?
A giudicare dal moltiplicarsi di iniziative principalmente supportate da nuovi media social network, come facebook o twitter, ma anche da applicazioni per telefonini e-reader, si direbbe che ci sia una tendenza in atto in tale direzione, nonostante i meccanismi di produzione e di fruizione di tali materiali denotino ancora uno sperimentalismo diffuso quanto diseguale.
E tuttavia il libro di Paterlini, cartaceo e pieno di allocuzioni, dalla dedica fino ai titoli di coda - “Questa nota è parte integrante del testo, grazie.” -, sembrerebbe basato su un progetto pienamente compiuto, che si concede di giocare anche con codici comunicativi extraletterari, ad esempio le abbreviazioni o i pleonasmi degli sms, senza mai perdere di vista un’impalcatura che tiene insieme il tutto, che esplora un meccanismo narrativo fino a portarlo all’osso.
I 101 microromanzi sono mondi in sé, ma connessi fra di loro secondo angolazioni tutt’altro che evidenti, come quelle scoperte, per l’appunto, dalla fisica quantistica.
Nessuna teoria è stata infatti più dirompente all’inizio del ventesimo secolo nel mettere in discussione gran parte di quanto era spiegato nei termini della fisica classica, aprendo nuovi orizzonti filosofici. Poiché la fisica quantistica indaga non solo oltre quello che si vede e si misura, nelle dimensioni quotidiane della materia, ma soprattutto prospetta una realtà controintuitiva.
Ciò che sembra così è, a dire il vero, in un altro modo, oppure è così ma anche diversamente, a seconda del punto di osservazione. Esattamente ciò intorno a cui ruotano i microromanzi di Paterlini che allestiscono con un linguaggio volutamente neutro scene del tutto comuni per poi ribaltarne in cauda il senso; a prevalere è talvolta una interpretazione umoristica, talaltra una lirica o surreale.
Ecco allora come in “Dinamiche di coppia” le lamentele di una moglie, che minaccia il marito di sparire e di non poterne più della vita che conduce, si rivelano i discorsi di una vedova davanti alla lapide del coniuge defunto; mentre in “Notte sul fiume” scopriamo che a rammaricarsi dell’immobilità e della vecchiaia non è un anziano brontolone ma un albero pronto a fremere quando una coppia di giovani innamorati viene a stendersi sulle sue radici: “Guarda che strano - disse lei alzando gli occhi, - non c’è un filo di vento eppure le foglie del nostro albero tremano”.
Se la materia della scrittura è il linguaggio, le micronarrazioni di Paterlini sembrano voler dire che le particelle di cui è composto, se osservate da vicino o scomposte nei minimi termini, non vanno mai nella direzione prevedibile dei luoghi comuni o della sentenza gnomica verso cui sembrerebbero tendere, ma spiazzano ricomponendosi in una sintassi che svela parentele impensate, inversioni, cortocircuiti, e che il reale è tutt’altra cosa da come appare.