Blablacar: da Milano a Affori senza perder forza
Ho prenotato un Blablacar
Lo sapete che cos'è un Blablacar?
È una piattaforma on line di ride sharing che opera in 14 Paesi e con oltre 20 milioni di utenti verificati e più di 3 miliardi di chilometri condivisi
È nata in Francia, ma in Italia è arrivata nel 2012
La persona che l'ha inventata si chiama Frédéric Mazzella
L'applicazione per Ios e Android è stata scaricata 15 milioni di volte
Ogni trimestre più di 10 milioni di viaggiatori usano Blablacar
Funziona in questo modo:
devi fare un viaggio in macchina, hai dei posti liberi, metti un annuncio su Internet, chi è interessato si aggrega e così condividete le spese
Ho usato Blablacar decine di volte
Le persone che ho incontrato in questi viaggi sono parte della nuova umanità della sharing economy
Da questa nuova economia non sembrano passivamente istruiti. La vivono, la radicano dentro di sé, l'annunciano
Modellano le espressioni del volto, lungo questi viaggi in autostrada, ispirati dalla nuova cultura della condivisione
Costituiscono assieme il manuale incarnato e vivente della condivisione
L'umanesimo dei consumi
Durante il viaggio in autostrada usano frasi come mi occupo di, amo viaggiare, mi piace fare nuovi amici, conoscere altre culture
Se tutto nel viaggio ha funzionato, modulano gli stessi concetti nei messaggi di feedback lasciati sulla piattaforma
E di solito va tutto bene
È sempre andato tutto bene
Nessun furto, nessun caso di omicidio
Perché effettivamente tutte queste persone sono persone non solo ideologicamente, ma realmente proattivamente sincere, amabili, civili, programmaticamente, come forse non ne sono mai esistite nella storia dell'umanità
Al fondo della loro coscienza non c'è ideologica falsa coscienza ma uno specchio d'acqua
Tantomeno dentro queste persone è rimasta una scimmia. Gli antenati, semmai, sono stati cancellati. Nessuna eredità. Niente ossa di scimmia ammucchiate in un angolo dimenticato del cervello. Dentro queste persone nate da poco c'è solo un frullo d'ali
Non un fruscio di cespugli, non la più piccola eco del tonfo di un'antilope
Sono persone in qualche modo lentigginose
Sì, i loro visi sono pieni di lentiggini, gli occhi hanno il colore di una foglia di timo, e le dita sono sempre tiepide, come se avessero appena toccato una tazza di thè
Non puoi temere nulla di male da queste persone
Vi dirò di più: queste persone sono espressione di una nuova frontiera di civilizzazione
Ed è forse questa la specie di uomini e di donne che ti augureresti d'incontrare al termine di un lungo viaggio nello spazio
frustrato dalla solitudine e dal silenzio
seviziato dai tunnel e dai buchi di materia
Un giorno dovevo andare a Bellinzona, in Svizzera
Ho trovato un annuncio su Blablacar
Mi ha risposto un tale, di nome Cosimo
È stato molto secco nel suo messaggio
Da Milano a Bellinzona al costo di sei euro
Gli ho scritto. Ci siamo messi d'accordo
Mi ha accennato di una nuova funzione speciale, inaugurata sulla piattaforma, che prevedeva un pagamento anticipato
Tutto garantito e assicurato dal sistema. Però un po' mi sono insospettito
Ho continuato a scrivergli, come si faceva un tempo:
una lettera al giorno
Accendi la candela, intingi la piuma nell'inchiostro, spegni la candela
Questo tizio non rispondeva
Non rispondeva su internet e neppure ai messaggi sul telefono
Una comunicazione discontinua e quindi stigmatizzabile secondo le regole della netiquette e delle nuove convenzioni sociali della sharing economy
L'appuntamento era fissato per venerdì alle cinque all'uscita della metro di Affori
Quel pianeta verde che è Affori, ho pensato
dove una piccola sede di partito è immersa tra i banani
dove le Fiat e le Renault sembrano canoe
e la biblioteca sporge come il tempio di una civiltà fluviale
L'appuntamento era alle 17
Mi è arrivato un messaggio sul telefono: sono in ritardo di mezz'ora
Nient'altro, non una parola di scuse
Poi un altro messaggio e un altro e un altro ancora
Ritardo totale accumulato: un'ora e mezza
Affori è divisa tra due uscite della metropolitana,
in mezzo io ci sento un fiume, e lungo le sponde canneti e capanne di bambù
A un certo punto questo tizio mi ha detto che stavo alla metropolitana sbagliata,
che avevo capito male
ma non era così:
si era sbagliato lui a scrivere
ma ho fatto finta di niente
Col mio trolley mi sono diretto verso la fermata giusta
bevendo una coca cola dalla lattina
nella luce beata e calante di Affori
la luce ambrata del fiume che si riflette sulle vetrine dei bar
delle lavanderie cinesi
sui volti degli indigeni
sulle aste degli occhiali degli anziani
sul ceto medio sopravvivente che mi sembrava
aver vissuto una vita precedente in un fumetto di Bonelli
intassellato in comode vignette
ma ho dovuto aspettare ancora un bel pezzo
incredibile:
alla fine Cosimo è arrivato
Con lui c'era un altro viaggiatore, di nome Javier
E la macchina?
Non c'era
La macchina non c'era
“Dobbiamo prendere l'autobus”, mi ha detto Cosimo, ma solo per un paio di fermate: “la macchina è a casa di mio fratello”
Cosimo mi sembrava nervoso, fatto di coca
Che cosa nascondeva in quello zainetto nero di nylon, così stipato e gonfio da sembrare squadrato, fatto di pietra?
E che cos'era quella regione di capillari spaccati sulle guance?
E quel riflesso umido sotto le narici?
Siamo saltati sull'autobus, una specie di traghetto con la pala che ha lasciato la sponda e se n'è partito per un corso d'acqua sconosciuto
fiume Congo, che si snoda, curva e si dilata alla luce e nell'ombra
L'autobus tremava tutto, Javier sorrideva:
“Sono Venezuelano”, mi ha detto
“Ok”, gli ho risposto
mentre sentivo l'acqua tonda come un pancia
scorrere sotto l'autobus
Altro che due fermate
non ci fermavamo più
Ho fissato la faccia da palestinese di Cosimo e gli ho detto:
“Io a Bellinzona dovrei scendere vicino a un teatro, non so dove sia esattamente questo teatro,
comunque in centro”
Cosimo mi dice che non se ne parla. Mi lascerà al casello o alla fermata di un autobus
Cosimo non vive nella nuova cultura della condivisione
Lavorava come cuoco in America, a Miami
Ora lavora in Svizzera, a Lucerna
L'ho guardato, stupito e disarmato, ma pure incazzato e con una grande voglia di menargli
Alla fine siamo arrivati
“Dove cazzo siamo?”, mi sono chiesto
“Dove cazzo ci ha portati adesso?”
Eravamo in un parcheggio, stretto da tre palazzi grigi
tre carceri di massima sicurezza, costruiti ai confini della giungla
“Questa è la macchina, aspettatemi qui, devo salire da mio fratello”
Passa mezz'ora
In questa mezz'ora io e Javier parliamo di Miss Universo
fantastichiamo
stabiliamo un'intesa latina
Il Venezuela ha donato all'umanità ben sette Miss Universo
Maritza, Gabriela, Barbara,
che adesso vediamo sorridere con denti bianchissimi
praticamente davanti a noi
sul trono del mondo
anche se sappiamo che non stanno sorridendo a noi
ma alla stampa radiotelevisiva
dentro quella grande sala che si è per un istante materializzata tra le carceri
mentre come un debito si accumula l'insofferenza immensa per l'attesa di Cosimo
Doveva metterci un attimo
ma è passata un'altra mezz'ora
C'è gente che si fischia da un terrazzo all'altro
qualcuno che gira in bicicletta intorno al parcheggio
una giovane donna che urla dentro a un telefono
un polpaccio disegnato da un tatuaggio
il passo di un'antilope
“Qui stanno spacciando”, mi dico
e in quella macchina ferma laggiù, mi rendo conto, stanno aspettando qualcuno
che porti una busta
Cosimo non è ancora tornato
Vedo donne che preparano da mangiare troppo presto
nelle cucine, dietro le tende
Decido di andarmene
“Ciao Javier,
ci vediamo prima o poi. Da qualche parte ci rivedremo”
e prendo il trolley
che fa quel suo rumore sordo e rabbioso sull'asfalto
e maledico Cosimo
chiamandolo dentro di me figlio di puttana
mentre nella vegetazione
le scimmie gridano il loro verso pauroso
e aspettando l'autobus vedo il fiume raffreddarsi
farsi verde scuro
nella conca più ombrosa
e sento la terra nel crepuscolo ridiventare Terra
pianeta antico e spaventoso
che mi dai affanno
amore violento in cui è bello tornare a respirare.
Ivan Carozzi leggerà questo brano oggi 25 settembre all'interno di InEdito 2015 | Etcetera Etcetera, macao, Milano