Buona la prima!
Pubblichiamo un estratto dal catalogo della mostra BUONA LA PRIMA! 20 copertine riuscite giudicate da chi se ne intende a cura di Stefano Salis fino al 22 settembre a Bologna, Biblioteca Sala Borsa.
Omaggio ai libri reali
In questa piccola mostra regna la massima libertà. Di giudizio, di criteri di valutazione, di elementi da proporre all’attenzione di chi la visita. L’unico vincolo formale che è stato chiesto ai “giudici” è stato quello di considerare copertine italiane (in futuro avremo straniere e storiche) che fossero uscite negli ultimi dodici mesi (anche largheggiando con il primo termine) e, soprattutto, fossero “riuscite”.
Insomma, l’unico vincolo era la qualità della copertina: non la bellezza, non l’estetica fine a sé stessa, meno che mai il contenuto del libro, ma proprio il risultato finale concreto e tangibile. Nella sua matericità, e nella sua “funzione” di copertina di un libro. I giudici accompagnano gli osservatori con brevi, brevissimi testi: è stata un’altra piccola richiesta. L’occhio di chi guarda – e sarebbe bello poter anche toccare i libri per aggiungere significati – deve essere il sovrano e farsi catturare, come sono stati catturati i selezionatori, dalla fisicità dei libri, più che dalla interpretazione.
Molti giudici, tutti esperti, tutti addetti ai lavori, anche se in diversi modi, e con esigenze differenti. C’è chi nota l’illustrazione, chi la persipicuità del progetto grafico, chi la possibilità di resa commerciale (uno degli elementi guida in una copertina). Una ricchezza, a mio parere, di questi giudizi. Non volevamo fare, insomma, una mostra di astratta grafica editoriale, ma una mostra di oggetti concreti, come sono le copertine dei libri, per far vedere come funzionano, come si costruiscono, si pensano e come interagiscono con i fruitori (lettori o semplici osservatori in libreria).
Insisto su questa storia della fisicità perché è più che mai importante, mentre il digitale e la smaterializzazione ci circondano. No: qui celebriamo degli oggetti, non delle immagini su uno schermo. Perché siamo sicuri che questi oggetti, che amiamo tanto, ci faranno compagnia ancora a lungo. E noi non li tradiremo, come loro non tradiscono noi.
* * *
John McPhee, Tennis, Adelphi, Milano
Illustrazione di Aldo Cosomati
Questa è una copertina ipnotica. Ed è praticamente perfetta, perché soddisfa tutti i requisiti, grafici, di contenuto ed editoriali, che si richiedono a una copertina riuscita. Ma, in più, è capace di aggiungerne.
L’immagine, prima di tutto. Un particolare di un’illustrazione del pittore italo-inglese Aldo Cosomati (1895-1977), un poster disegnato per la metropolitana di Londra, per sostenere il torneo di Wimbledon del 1922.
Quel tennis dei “gesti bianchi” è ancora, in qualche modo, il tennis raccontato da McPhee nel testo di Ashe e Graebner, appena prima del professionismo. Ed è Wimbledon, ovviamente, il teatro del secondo pezzo del libro, dedicato proprio al manto erboso del Centrale. L’illustrazione è un recupero prodigioso di un autore dimenticato o ignoto. Ci si sofferma, però, su uno dei due tennisti; quello ripreso in attesa (l’altro, non visto, sta plasticamente schiacciando). E quel tennista in attesa siamo noi: lettori a inizio libro.
Il colore, questo verde così intenso, così sapidamente tennistico e questa linea bianca che attraversa lo spazio per intero riproducono, anzi, sono un perfetto campo da tennis miniaturizzato. Il titolo sfonda e contrasta con i neri della sigla editoriale. Cioè la copertina è ottimamente inserita nella sua collana ma ne vìola, almeno in parte, per arricchirlo, il codice grafico, osando un colore altrimenti troppo forte per la palette della Pba.
Siamo di fronte a un piccolo capolavoro. E la quantità di nomination avute da questa copertina tra i “giudici” di questa mostra, ne fa senza dubbio la vincitrice morale.