Cotto e smangiato
Che cos’è una ricetta? Un racconto di come si confeziona un piatto. Vigono regole ben precise: la sequenza temporale delle azioni da compiere deve essere inesorabile, niente flash back, niente agnizioni, nessuna concessione alla divagazione; precisione e rigore. Fabula e intreccio devono coincidere rigorosamente: niente analessi e prolessi! Ne va del piatto da confezionare. Nessuno accende il fuoco sotto la casseruola vuota. Benedetta Parodi procede diversamente. Le sue non sono ricette, bensì meta-ricette. Quello che la gentile presentatrice televisiva, con laurea in Lettere moderne alla Cattolica, ci propone non sono mai ricette vere e proprie, bensì storie della sua vita, più o meno privata. Ci sono Fabio, il marito, Eleonora, la figlia minore, Matilde la maggiore. E poi la mamma, il cognato, le amiche, le persone del suo entourage, quelle della televisione dove lavora. Tutti raccontano qualcosa, consigliano, suggeriscono, preferiscono, chiedono, offrono, discutono, spiegano. Insomma passano di lì, dalla ricetta, che è poi come una finestra – meglio un televisore – dove Benedetta sta infilata dal busto in su (è un mezzobusto, come si diceva un tempo) – e parla con noi, che siamo di qua, e l’ascoltiamo. Una mediatrice, in buona sostanza. Ogni ricetta è una piccola storia, un raccontino – così almeno in Cotto e mangiato, Vallardi, pp. 251, € 14,90) – diviso in tre parti: captatio benevolentiae, ovvero: come mi è capitato quello che sto per dirvi, del tipo: “Quando andai a studiare in America…”; segue elenco degli ingredienti necessari; e infine le istruzioni per eseguire la ricetta. Insomma tre belle ricette: come diventare Benedetta Parodi; come mettere insieme le “cose” necessarie; cosa “fare” con le “cose” (ingredienti). La più seducente delle tre è ovviamente la prima, perché non c’è miglior ricetta che quella del successo: piove sul bagnato (Benedetta ha venduto due milione di copie). Circa lo stile, non c’è dubbio: la prima ricetta è strettamente colloquiale, dove è dominante la prima persona singolare; paratassi, frequente uso dei due punti e delle virgole; tempi al presente indicativo; il tutto suadente e sussurrato: la Parodi parla vicino all’orecchio del telespettatore, che dico?, del lettore. La seconda è un puro elenco, ma senza l’effetto dell’accumulo. La terza sembra prelevata di peso dai manuali tradizionali tipo Il tesoretto della cucina italiana (Hoepli) senza troppe pretese, prosa militare, al limite dell’ordine secco. Spira in tutto questo manuale, ma anche nel seguente (Benvenuti nella mia cucina, Vallardi, pp.263, € 14,90, cadenzato per mesi, da settembre ad agosto: un anno ai fornelli), un’aria da anni Cinquanta, di restaurazione nell’ordine. La Bella Italia di Italia 1 è l’altra faccia del Grande Fratello, e Benedetta è la sua profetessa, anzi: la Mamma-Sorella. Non Nonna Papera, come ha detto a un intervistatore su un quotidiano (“la mia è la cucina di Nonna Papera”), dandoci però una buona traccia sulla falsariga degli strani parenti di Walt Disney. La confusione del ruolo famigliare tra la Mamma e la Sorella è evidente: un incesto a tavola? Questo il segreto di Benedetta? Bisognerebbe chiederlo a Lévi-Strauss.