Speciale

Pedagogia dell'erba

20 Luglio 2015

C’è una “pedagogia dell’erba”, elaborata da Gilles Clément, grande botanico e filosofo dei dinamismi vegetali, insigne giardiniere (questa è la definizione di sé che di gran lunga preferisce), una “pedagogia dell’erba” che mi piacerebbe assecondare. E credo possa intrecciarsi con la cultura-cura che qui si vuole esprimere. Un suo possibile tracciato.

 

“Le piante viaggiano. Soprattutto le erbe. Si spostano in silenzio. In balia dei venti”, scrive Clément nel suo “Elogio delle vagabonde”. Vagabonde sono le erbe. E talvolta anche gli uomini. E così le loro idee, i nostri saperi. Mai fissati, sempre in movimento. “Nel mezzo”, diceva Deleuze. Così dovrebbe essere, e spesso non è. C’è inerzia, e vuoto di mondo. Le teste sono inchiodate al suolo.

 

Che si fa? Proporrei la “passeggiata nell’incolto” suggerita da Gilles Clément, dalla sua “piccola pedagogia dell’erba”. Perché è nell’incolto che “le specie si danno all’invenzione”. Nel suo crogiolo confluiscono le “vagabonde” portate dal vento, e dunque inattese. Sono fragili forme di futuro.

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