Speciale

Doni / Emma Dante: lessico dei giorni di crisi

27 Marzo 2020

Emma Dante è regista molto amata e apprezzata in Italia e all’estero. Nei suoi spettacoli, come Misericordia che ha debuttato in gennaio al Piccolo Teatro di Milano, è capace come pochi di scavare nella marginalità e nel dolore, nell’oppressione e nella voglia di alzare il capo: 

– Proviamo, Emma, a raccontare questi giorni con un lessico, dall’A alla Z?

– Proviamo.

 

Cenerentola, di Gioachino Rossini, Teatro dell’Opera di Roma (2016), ph. Yasuko Kageyama.


A come #acasa

A casa adesso per me significa il mondo. La mia casa diventa piena di vie, di piazze, di vicoli, di incroci; mi sposto nelle stanze con l’illusione di camminare, di continuare a girare all’aperto, nelle città. A casa significa nel mondo: è un modo per salvaguardare il mondo. Non è una prigione: è uno stare chiusi per il bene di tutti.

 

B come Brescia

Mio fratello sta a Brescia. È preoccupazione. Ansia. Brescia è una città che sta nei miei pensieri, per quello che sta succedendo là, per mio fratello. Ha scelto di non tornare a casa, in Sicilia, perché abbiamo un padre anziano. È solo, non ha famiglia. Se gli succede qualcosa non c’è neppure chi gli va a fare la spesa.

 

C come corona

Corona in questo caso, oggi, non è qualcosa di reale, di prezioso, di luccicante, di meraviglioso. Vuol dire contagio, una parola di odio e di guerra.

 

D come Dante

Non collego la parola né al Sommo Poeta, né a me. Faccio diventare la parola un participio presente del verbo dare. Mi fa pensare a qualcuno che dà, a dare il mio piccolo contributo. La mia attività teatrale si è fermata. La vita subisce un disagio. Ma penso che questo disagio è un contributo per una giusta causa.

 

E come eroi

Come eroi non penso certo a Spiderman, che affronta i disastri e li risolve, e neppure a Batman (ho un figlio di sette anni, per questo cito loro e non Achille o Eracle). Penso a chi si sta impegnando ogni giorno, al personale sanitario, agli infermieri, alle commesse dei supermercati, ai giornalai, ai farmacisti, ai trasportatori, alle forze dell’ordine, a tutti quelli che ci consentono di vivere, di stare a casa in questa quarantena noiosa e necessaria.

 

F come figli

Mio figlio ha una grande passione per i fumetti. Stare tante ore con lui in casa per me significa regressione all’infanzia. Dovendomi occupare di un bambino solo, costretto a rimanere al chiuso, sono tornata bambina, perché devo scendere al suo livello. Questa è la cosa che ci insegnano i figli: a calarsi. È bellissimo. È un salvavita.

 

G come Gualtieri (Mariangela)

Io l’adoro. È una grandissima poetessa, una donna sensibilissima, capace di trasformare l’orrore in qualcosa di straordinario. Ci fa riflettere. La accosto ad Anna Maria Ortese: quello che lei era nella letteratura, nella prosa, Mariangela è oggi nella poesia, cioè ha una meravigliosa capacità di far diventare poetica qualsiasi cosa, anche la più terribile. All’Ortese l’accumuna l’immenso sconsiderato amore per la natura, per tutti gli esseri viventi e non viventi, un amore sconfinato per il creato. Mariangela ci fa sentire come se in questo momento il mondo si depurasse di noi, come se il virus uomo venisse rigettato dal mondo per rinascere. È come se la natura stesse facendo la sua battaglia per ristabilire un equilibrio che si stava perdendo. Oggi, per esempio, l’inquinamento è diminuito: qui a Palermo sembra di stare in alta montagna. Mi sento sulle Dolomiti.

 

H come H24

Stiamo vivendo, paradossalmente, il tempo fino in fondo, stiamo sentendo, nelle nostre clausure, il tempo sui corpi e sulla vita. Quando lavoriamo, usciamo la mattina e torniamo a casa la sera, sempre di corsa, e lo perdiamo il tempo. Ora la sua percezione è più intima. Sto scoprendo il passare del tempo, le ore che si rincorrono. Aspetto ogni giorno il bollettino della Protezione civile delle 18. Prima ci occupavamo solo della nostra condizione di artisti, di lavoratori: ora stiamo in casa per gli altri.

 

I come Internet

Internet è la salvezza, è l’unico ponte con l’esterno. È fondamentale. Attraverso questo potentissimo mezzo di comunicazione siamo riusciti a costruire qualcosa veramente, ad andare avanti. Si insegna, si mantengono le relazioni, ci si informa. Può avere difetti, creare disagi, ma è una grande invenzione, che ha permesso all’uomo di arrivare lontano.

 

Misericordia, di Emma Dante, Piccolo Teatro di Milano (2020), ph. Masiar Pasquali.


L come libertà

In questo momento la libertà è fatta di piccole cose, di gesti. Come il tempo, la senti più forte ora che non ce l’hai. Come quando hai mal di testa o mal di denti o alle gambe, e solo allora ti accorgi di avere una testa, i denti, due gambe, il corpo… Quando ti viene a mancare qualcosa ne capisci l’importanza. Scoprire, riscoprire il tempo e la libertà è fondamentale per non ammalarsi e per non morire. Le persone prigioniere muoiono.

 

M come Misericordia

La misericordia è un sentimento che gli uomini dimostrano di avere, laicamente, nei confronti dei più bisognosi. Questo periodo sta rivelando come la paura dell’altro, il rifiuto ad accogliere non hanno radici forti nel nostro paese, che nei momenti di pericolo si ricorda delle sue origini, della sua vera natura, generosa, aperta. Il mio ultimo spettacolo si chiama Misericordia. Parla di tutt’altra storia, ma non troppo. Ci sono tre donne che vivono in un tugurio, nella miseria, e che pure nonostante la loro indigenza, nonostante vivano in un mondo di brutalità, si prendono cura di un ragazzo lasciato solo dalla madre, una prostituta come loro, uccisa da un uomo violento. Misericordia è non chiudersi nel proprio agio, grande o piccolo che sia, e occuparsi invece della casa accanto.

 

N come nostalgia

Ho una grandissima nostalgia del teatro. Appocundria, dicono a Napoli. Mi manca tantissimo.

 

O come opera lirica

Mi manca forse un po’ meno del teatro, anche perché la possiamo ascoltare a casa, mentre il teatro non possiamo farcelo da soli. Nei nostri impianto wi fi o televisivi possiamo ascoltare cose straordinarie. Possiamo vedere film in tv, e io sto cercando di recuperare titoli che avevo perso. Il teatro invece mi manca da morire.

 

P come Palermo

Dalle finestre di casa vedo il monte Pellegrino. Davanti ho un giardino, non ho la percezione della città. Di solito a fare la spesa esce mio marito, Carmine. Sono andata fuori una sola volta e ho percorso la “spianata Goethe”, una passeggiata nel bosco che lo scrittore tedesco faceva quando era a Palermo. È una strada, un’acchianata, bella, spirituale, dove passeggiare in solitudine. Il sentiero sale verso la cima del monte, dove si trova il santuario dedicato a santa Rosalia, la “Santuzza” che salvò Palermo dalla peste nel seicento. Ogni volta che c’è il Festino della Santuzza, per la festa patronale, molta gente sale per questo sentiero per chiedere la grazia, la liberazione da qualche male. Io l’ho percorsa da sola.

 

Q come “quando si apriva il sipario”

Ancora la nostalgia del teatro, legata a un’idea di condivisone, al sedersi accanto a qualche sconosciuto che diventa per una o due ore uno di famiglia. È quel miracolo che mi manca, non tanto fare teatro, quando stare in una sala con altri. Che i teatri siano chiusi mi stringe il cuore, anche se so che è necessario. Sono posti importante: sono sempre stati luoghi dove si medica l’anima. Quando riapriranno, avremo bisogno delle loro cure.

 

R come risveglio

Risveglio dal sogno, dall’incubo… Quando mi sveglio mi chiedo sempre: come sarà questa giornata, cosa ci aspetta? Ho il desiderio di avere buone notizie, un chiodo fisso: che ci siano meno contagi.

 

S come streaming

Tutto quello che uno può vedere. È un canale importante per non restare soli.

 

Bestie di scena, di Emma Dante, Piccolo Teatro di Milano (2017), ph. Masiar Pasquali.


T come teatro

Rimanderei a sopra, alle voci Nostalgia e “Quando si apriva il sipario”. Il teatro è un ospedale delle anime. Ospedale di solito è una brutta parola, evoca sofferenza. Ma è anche il luogo per guarire. Viene da ospitale, sito di accoglienza dei pellegrini. Il teatro è l’ospedale dove gli incubi sono tramutati in sogni.

 

U come umanità

L’umanità è quella cosa che in questo momento è a rischio. È la gente, è comunità. Io di solito non sono una che ama gli altri, sono intollerante, solitaria: ora mi sto rendendo conto di quanto mi mancano le persone. In questi giorni mi sono chiesta perché l’Italia è il paese più attaccato dal virus, insieme alla Spagna. Mi sono risposta che forse il motivo è perché gli italiani come gli spagnoli usano i corpi per il contatto; non possono salutarsi senza baciarsi, abbracciarsi… Anche al nord, che è pieno di sud. Amiamo contagiarci, in senso buono, romantico, toccandoci cercandoci, purtroppo passandoci anche le malattie più terribili.

 

V come vuoti

Sono vuoti alcuni momenti della giornata in cui salgono le smanie. Sento l’incertezza per il futuro, mi viene lo sconforto. Penso che nulla sarà come prima. Non abbiamo mai vissuto qualcosa di così grande. I nonni ci hanno raccontato di guerra, sirene, coprifuoco, bombardamenti, miseria, ma noi non avevamo vissuto quei momenti. Me li immaginavo come un film… E invece questa situazione reale genera vuoti, paure grandissime. Penso che non ci sarà un futuro. Sono rari questi momenti, ma arrivano.

 

Y come YouTube

Vedi sopra Internet e Streaming: ci consente di frequentare il mondo, di recuperare film. In questi giorni sto anche leggendo molto: è difficile leggere nella vita che conduciamo abitualmente, quando sei in preda alla frenesia del correre di qua e di là, di lavorare. Sto anche scrivendo un libro, Bestiario teatrale: uscirà a settembre da Rizzoli e raccoglierà dieci mie opere per il teatro.

 

Z come zero

In questo momento mi sembra un numero importante. Bisogna azzerare tutto e ripartire. Forse era scritto che il 2020 con i suoi zero, con la sua ripetizione, fosse l’inizio di qualcosa. Dovremmo indagare la morfologia di questo anno... Lo zero è un numero importante, e poi non è neppure un numero. Domani potrebbe anche essere annunciato che le morti sono zero.

 

Il ritratto fotografico finale di Emma Dante è di Carmine Maringola, dal sito della regista www.emmadante.com.

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO