Saint-Pierre-de-Clages / Il Villaggio del Libro ovvero un’idea ben fatta
Saint-Pierre-de-Clages: un nome lungo e ampolloso (troppo lungo e troppo ampolloso) per un villaggio svizzero di seicento anime, uno come tanti nel cantone francofono del Vallese. A metà strada tra le cittadine (ben più appariscenti) di Martigny e di Sion, ai piedi delle Alpi svizzere (come recitano i dépliant turistici), ammantato dagli immancabili vigneti svizzeri (ma cosa ne faranno mai di tanto vino, gli Svizzeri?), con una tipica popolazione contadina svizzera… Un piccolissimo centro, insomma, che non fa neppure Comune, non degno di nota particolare sulle guide della Confederazione, che il turista in cerca di sensazioni forti e di ricordi imperituri, potrebbe tranquillamente “saltare” sulla strada che conduce da una parte al Colle del Gran San Bernardo, dall’altra verso Zermatt o Saas-Fee.
Vero è che il minuscolo borgo ospita una chiesa romanica del XII secolo (conservata come un gioiello di famiglia) che negli anni del Terrore rivoluzionario diede rifugio ad una comunità di monaci trappisti cacciati dalla Repubblica di Robespierre, ma neppure questo, di per sé, basterebbe a fare la gloria di Saint-Pierre…
Gli è che il turista attirato per qualche motivo a Saint-Pierre scopre – e qui la scoperta si fa sensazionale – che il villaggio “contiene” ben cinque librerie aperte tutto l’anno (quante librerie dovrebbe avere una media città di provincia italiana per rispettare la proporzione?) e che perdipiù i gestori di tali librerie sono amanti puri del Libro, con scaffali ricolmi di libri altrove introvabili, di rarità, di stranezze, pronti oltretutto ad offrire consigli, a chiacchierare con i clienti, a cercare (o a promettere che cercheranno) il libro che insegui da anni, insensibili all’ultima novità di successo, agli instant books, alle hit parades dell’industria editoriale mondiale… “Purtroppo (“malheureusement”) – mi dice l’ attempata proprietaria della prima libreria che visito, una sorta di seminterrato dove ci si muove a fatica tra pile di libri da sistemare, da inventariare – ora siamo rimasti soltanto in cinque; un collega ha chiuso di recente… Con i tempi che corrono…”.
Un posto così quale festa poteva mai inventare? Chi rispondesse “Una festa del Libro” avrebbe indovinato (e vinto un libro…) ma non è sufficiente: non si tratta di un festival del libro qualunque, ma di qualcosa di molto più particolare: il Libro da festeggiare dovrà possedere tre caratteristiche: in primo luogo, essere un Libro “vero” (di carta! i libroidi sono razzisticamente esclusi); in secondo luogo, essere scritto o tradotto in lingua francese; in terzo, dovrà essere usato (meglio ancora se letto) da qualcuno.
A questa triplice condizione, Saint-Pierre-de-Clages da ventisei anni (ininterrotti) festeggia il suo amore per la passione incartata: ogni anno, l’ultimo fine settimana di Agosto per tre giorni, cinquanta espositori si sistemano sull’arteria principale del paese (l’unica!) ed espongono di tutto: da Molière alle bandes dessinées, dai classici della filosofia ai ricettari, dai libri per ragazzi alle enciclopedie storiche, dagli studi teologici (di tutte le teologie) ai volumi gloriosi della Pléiade… Attorno, tutto attorno, per tre giorni manifestazioni per i cultori della religione del Libro: caffè degli scrittori, presentazioni, incontri, dibattiti, i “Mestieri del Libro” (quest’anno invitato lo “Studio Restauro Wick” di Firenze). E il pubblico, ogni anno, arriva: dagli altri cantoni francofoni (Vaud, Neuchâtel soprattutto), dalla non lontanissima Francia, qualcuno (perfino) dalla vicinissima Italia.
Rientrando a casa con il mio piccolo bottino (dodici libri, uno per ogni mese dell’anno, fino all’anno prossimo) noto che il paese è lindo come lo era di primo mattino: non una plastica, non un avanzo di panino, le vigne sono intatte. Siamo in Svizzera, signori.