Al MoMA dal 21 maggio al 17 settembre 2017 / Robert Rauschenberg: Among Friends

9 Giugno 2017

In un 2017 già ricchissimo di eventi espositivi imperdibili, da documenta (14) alla Biennale di Venezia fino ad Art Basel, il MoMA ha da poco inaugurato una delle più belle mostre attualmente in corso. Si tratta di Robert Rauschenberg: Among Friends, la prima retrospettiva del XXI secolo dedicata all’artista, nato a Port Arthur (Texas) il 22 ottobre 1925 e scomparso a Captiva Island il 12 maggio 2008 a seguito della decisione personale di staccare il respiratore dopo un arresto cardiaco.

 

Veduta espositiva di Robert Rauschenberg: Among Friends. The Museum of Modern Art, New York, 21 maggio – 17 settembre 2017. Foto: Jonathan Muzikar; © 2017 The Museum of Modern Art

 

La retrospettiva, anticipata in parte alla Tate Modern di Londra (1 dicembre 2016-2 aprile 2017), approfondisce i sessanta anni di attività dell’artista e sarà visitabile al MoMA dal 21 maggio al 17 settembre 2017, per poi essere trasferita al Museum of Modern Art di San Francisco, dal 18 novembre 2017 al 25 marzo 2018. Organizzata in collaborazione con la Tate Modern, riunisce oltre 250 opere di varia natura – dipinti, sculture, disegni, stampe, fotografie, opere sonore, filmati relativi a performances –, dimostrando così l’estrema apertura da parte di Rauschenberg all’utilizzo indifferenziato di tecniche e materiali. Ma non solo: la mostra attesta soprattutto la volontà dell’artista di collaborare con le figure più influenti nella cultura postbellica americana: artisti visivi, musicisti, ballerini, scrittori, tra cui Trisha Brown, John Cage, Merce Cunningham, Sari Dienes, Morton Feldman, Jasper Johns, Billy Klüver, Paul Taylor, Jean Tinguely, David Tudor, Cy Twombly, Susan Weil. È per questa ragione che Robert Rauschenberg: Among Friends, già a partire dal titolo, sceglie di focalizzarsi sull’importanza del dialogo creativo e di strutturarsi come una “monografia aperta”, includendo cioè opere degli autori vicini al soggetto d’indagine a cui è dedicata.

 

Questa eccellente retrospettiva, inoltre, nasce da un lungo lavoro di équipe diretto dai due curatori Leah Dickerman (The Marlene Hess Curator of Painting and Sculpture, MoMA New York) e Achim Borchardt-Hume (Director of Exhibitions, Tate Modern, Londra), coadiuvati da due assistenti curatori del Department of Painting and Sculpture del MoMA: Emily Liebert e Jenny Harris. Un ruolo fondamentale è stato al contempo assunto da Charles Atlas, chiamato a curarne il design. Charles Atlas, video artist e filmmaker, ha lavorato come stage manager, designer dell’illuminazione e regista per la Merce Cunningham Dance Company dai primi anni Settanta al 1983, mantenendo poi un rapporto di lavoro con Cunningham fino alla sua morte avvenuta nel 2009. La sua profonda conoscenza dell’arte di Rauschenberg, anch’egli collaboratore di Cunningham dal 1954 al 1964 per oltre venti spettacoli, ha reso l’allestimento della mostra al MoMA una sorta di opera in sé, caratterizzata da continui spiazzamenti visivi derivati da accostamenti “ad effetto” di opere, video, documenti, nonché dal loro posizionamento spesso inusuale (due filmati, ad esempio, sono proiettati su sue lati di un volume aggettante sopra il varco di ingresso tra due sale).

 

Il concept della retropettiva nasce da una nota dichiarazione di Rauschenberg del 1959, per cui “Painting relates to both art and life. Neither can be made. (I try to act in that gap between the two)”. Il lavorare all’interno di questo spazio vuoto tra l’arte e vita è il filo rosso che permette di comprendere come egli sia riuscito a definire nuove modalità del fare arte e come abbia sempre proteso per lo scambio interdisciplinare. Scelto come filo rosso anche della mostra stessa, quel modo di lavorare trova sviluppo e conferma nelle numerose e ampie sale da cui essa è costituita, ciascuna delle quali documenta uno specifico momento di vita e di arte dell’artista a partire dal periodo trascorso al Black Mountain College nei pressi di Asheville (North Carolina), fino al trasferimento prima a New York negli studi di Fulton Street e Pearl Street, e infine a Captiva Island, in Florida.

 

La storia di Rauschenberg come autore inizia nel 1945, anno del suo congedo dalle armi per cui lavorava come tecnico dell’ospedale psichiatrico della marina militare. Inizia a studiare all’istituto d’arte del Kansas e all’Académie Julian a Parigi, in Francia, ed è lì che incontra la pittrice Susan Weil con cui, nel 1948, decide di iscriversi al Blanck Mountain College dove diviene allievo di Joseph Albers. In questi anni sfida la tradizione pittorica dell’Abstract Expressionism proponendo un’inclusione asistematica ed egualitaria di materiali artistici e di oggetti di uso quotidiano.La prima sala della mostra è dedicata a questo periodo germinale in cui Albers gli insegnò a esplorare le proprietà dei vari materiali e dove la loro combinazione diventò per lui un vero e proprio “mantra”. Oltre ai primissimi lavori di Rauschenberg (tra cui White Painting, 1951), la sala include opere di artisti a lui vicini quali Susan Weil, Cy Twombly, Aaron Siskind e Hazel Larsen Archer.

 

Robert Rauschenberg, White Painting, 1951. Robert Rauschenberg Foundation, New York. © 2017 Robert Rauschenberg Foundation

 

La seconda sala focalizza invece l’attenzione sulla serie dei Red Paintings (1953-54) e sui primi Combines (1954-55), presentando non solo il celebre Bed (1955) ma anche l’opera da sempre considerata la prima di questa tipologia di lavori: Charlene (1954), una grande tela sulla quale l’artista ha inserito specchi, un ombrello, fumetti, una luce che lampeggia e si spegne.

 

Robert Rauschenberg, Bed. 1955. The Museum of Modern Art, New York. Dono di Leo Castelli in onore a Alfred H. Barr, Jr. Foto: Thomas Griesel; © 2017 Robert Rauschenberg Foundation

 

Robert Rauschenberg,Charlene, 1954. Stedelijk Museum, Amsterdam. © 2017 Robert Rauschenberg Foundation

 

Nella medesima sala è inoltre documentata la sua prima collaborazione con altri artisti, attraverso la trasmissione della registrazione di Extensions 3 (1952), il concerto tenuto dal compositore Morton Feldman in occasione della prima mostra dei Red Paintings tenutasi alla Charles Egan Gallery nel 1954. Nello stesso anno, Rauschenberg collabora per la prima volta anche con Merce Cunningham e John Cage per lo spettacolo di danza Minutiae, la cui registrazione è proiettata al MoMa vicino a Target with Four Face (1955) di Jasper Johns.

 

I Combines più celebri sono però allestiti nella terza sala della mostra, dove tra gli altri troviamo Canyon (1959) e il celebre Monogram (1955-59) con la capra d’Angora impagliata “avvinta” da un pneumatico e posizionata su un grande collage dipinto realizzato su una piattaforma di legno.

 

Robert Rauschenberg. Monogram. 1955–59, veduta espositiva espositiva. Foto: Jonathan Muzikar; © 2017 The Museum of Modern Art

 

La maggior parte dei Combines esposti in questo terzo spazio trattano temi mitologici, in quanto l’intera salasi propone di affrontare l’interesse da parte dell’artista per la cultura classica del passato a cui egli si avvicina nel 1958. In quell’anno infatti, inizia a lavorare alla serie di disegni, conclusa nel 1960 e qui esposta, che illustra i 34 canti dell’Inferno di Dante Alighieri, inventando una nuova tecnica atta a trasferire su carta riproduzioni fotografiche tratte da riviste e giornali, per poi rilavorarle con altri materiali.

 

La sezione forse più interessante e ben allestita della retrospettiva è però la successiva, dedicata agli oggetti (tra cui l’Erased de Kooning Drawing, 1953) e alle performances realizzate da Rauschenberg negli anni Sessanta in collaborazione con i maggiori performers e ballerini del tempo: la prima, ovvero l’Hommage à David Tudor tenuta nelgiugno 1961 presso l’Ambasciata Americana a Parigi, ma anche Pelican (1963) e Map Room II (1965). Accanto ai filmati e alla documentazione relativi alle sperimentazioni nella danza realizzate con Cunningham e Taylor, la mostra documenta anche le collaborazioni di Rauschenberg con i compositoriCage, Feldman e Tudor attraverso suoni di sottofondo e registrazioni.

 

Peter Moore, foto della performance di Robert Rauschenberg, Pelican (1963), 1965. © Barbara Moore/Licensed by VAGA, New York, NY. Courtesy Paula Cooper Gallery, New York

 

Nel 1961 Rauschenberg si cimenta nei primi esemplari della serie di 150 silkscreen paintings costituite da immagini preesistenti tratte da riviste del tempo e continuamente riutilizzate in diverse combinazioni. Nello stesso periodo inizia a interessarsi anche alle nuove tecnologie: da qui la collaborazione con l’ingegnere Billy Klüver e con i Bell Laboratories nel New Jersey. La mostra non solo documenta le meravigliose silkscreen paintings ma anche due dei più ambiziosi esperimenti tecnologici realizzati dall’artista: Oracle (1962-65, progettata con Billy Klüver, Harold Hodges, Per Biorn, Toby Fitch e Robert K. Moore), e Mud Muse (1968-71, progettata con Frank LaHaye, Lewis Ellmore, George Carr, Jim Wilkinson, Carl Adams, e Petrie Mason Robie).

 

Robert Rauschenberg con Toby Fitch, Harold Hodges, Billy Klüver, e Robert K. Moore, Oracle, 1962–65, veduta espositiva. Foto: Jonathan Muzikar; © 2017 The Museum of Modern Art

 

La sezione successiva dell’esposizione, invece, è interamente dedicata a 9 Evenings: Theatre and Engineering, un evento tenutosi dal 13 al 23 ottobre 1966 a New York, al 69th Regiment Armory, ma concepito nel corso dei mesi precedenti da parte di Rauschenberg e di Billy Klüver con la collaborazione di artisti, coreografi, musicisti e di quaranta ingegneri dei Bell Laboratories. I video e i progetti delle singole performances presentate durante le 9 Evenings, tra danza, musica e tecnologia, sono esposti al MoMA assieme ai relativi volantini, manifesti e documenti d’archivio. Attorno ai nove filmati dell’evento, Atlas ha creato unallestimento che trasforma la loro visione nell’esperienza di una vera e propria installazione artistica video-sonora.

 

Nel 1970 Rauschenberg si trasferisce a Captiva, in Florida, e modifica il suo consueto repertorio di materiali, utilizzando quelli presenti sull’isola (ad esempio le scatole di cartone). Il MoMA documenta ampiamente tale produzione così come le opere realizzate nel periodo del viaggio in India (1975) dove l’artista collabora con gli artigiani e la scuola tessile del luogo, per poi attestare la sua nuova collaborazione con Merce Cunningham e John Cage per lo spettacolo Travelogue (1977).

Le sale conclusive rappresentano la ricchezza della tarda carriera di Rauschenberg attraverso la serie delle Gluts (1986-89, 1991-94), sculture in metallo ispirate all’economia contemporanea del Texas, paese nativo dell’artista, nonché attraverso opere come Holiday Ruse (Night Shade) (1991) e Mirthday Man (Anagram [A Pun]) (1997), dove egli sperimenta nuove tecniche di stampa per riprodurre fotografie in scala pittorica.

 

Un importante focus è quello dedicato alla lunga collaborazione di Rauschenberg con Trisha Brown durata dal 1979 al 1995, e iniziata con la progettazione del costume e delle scene di Glacial Decoy (1979). Le 620 diapositive fotografiche proiettate su quattro grandi schermi a costituire lo sfondo dello spettacolo, al MoMA sono presentate insieme a filmati documentari della performance messa in scena alla Brooklyn Academy of Music nel 2009 e ai filmati relativi a Set and Reset (1983) che attestano un’ulteriore collaborazione tra l’artista e Trisha Brown.

 

Trisha Brown, Glacial Decoy, 1979, con costumi, scene e luci di Rauschenberg (con Beverly Emmons), presso il Marymount Manhattan College Theater, New York, 20–24 giugno 1979. Da sinistra a destra: Brown, Nina Lundborg, e Lisa Kraus. Foto: Babette Mangolte; © 1979 Babette Mangolte

 

La sala conclusiva della retrospettiva dà invece conto della fondazione nel 1982 della Rauschenberg Overseas Culture Interchange (ROCI): un programma volto a incrementare il dialogo globale sull’arte che portò l’artista a viaggiare moltissimo, integrando così nel suo lavoro le culture e i materiali dei luoghi in cui di volta in volta aveva l’opportunità di soggiornare.

 

Robert Rauschenberg, poster di ROCI Cuba (Museo Nacional site), 1988. Robert Rauschenberg Foundation, New York. © 2017 Robert Rauschenberg Foundation

 

Il compendio necessario per comprendere Robert Rauschenberg: Among Friends è costituito dalle pubblicazioni realizzate per l’occasione dal MoMA: l’imponente catalogo e un nuovo volume dedicato ai 34 disegni di Rauschenberg per l’Inferno di Dante. Il catalogo, riccamente illustrato e contenente molteplici materiali d’archivio, esamina l’intera produzione dell’artista e il suo uso indifferenziato di media diversi. A cura di Leah Dickerman e Achim Borchardt-Hume, presenta ben sedici contributi di nuovi scrittori emergenti e di eminenti studiosi, tra cui Yve-Alain Bois, Andrianna Campbell, Hal Foster, Mark Godfrey, Hiroko Ikegami, Branden W. Joseph, Ed Krčma, Michelle Kuo, Pamela M. Lee, Emily Liebert, Richard Meyer, Helen Molesworth, Kate Nesin, Sarah Roberts e Catherine Wood. Robert Rauschenberg: Thirty-Four Illustrations for Dante’s “Inferno” è invece un nuovo volume dedicato a questa preziosa serie di disegni presente nella collezione del museo. Il volume è edito in sole 500 copie che contengono il facsimile di ciascun disegno, rendendo così disponibile, per la prima volta dal 1964, l’intera serie in forma di edizione a stampa. A corredo dei disegni, il volume presenta interventi di due poeti del nostro tempo, Kevin Young e Robin Coste Lewis, in dialogo con la serie di Rauschenberg che viene approfondita in un saggio del curatore Leah Dickerman.

 

Copertina del volume Robert Rauschenberg: Thirty-Four Illustrations for Dante’s “Inferno” edito da The Museum of Modern Art, New York, 2017

 

Per coloro i quali avessero in programma un viaggio a New York, questa mostra potrebbe costituire una tappa imprescindibile per comprendere non solo l’opera dell’artista a cui essa è dedicata, ma anche l’arte degli anni Sessanta di cui Rauschenberg è stato un indiscusso precursore e un’indubbia pietra miliare.

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