Speciale
Speciale Aqua / Il colore dell'acqua
Mi è capitato di bere dell'acqua da una bottiglia di plastica rossa: mi aspettavo un qualche sapore, forse di piccante, senz'altro qualcosa di tiepido, di caldo. Era davvero solo acqua, fredda, da frigorifero. L'ho travasata per curiosità in un bicchiere di vetro rosso scuro e mi è sembrata più accettabile: la trasparenza e la consistenza del vetro lasciavano all'acqua una sorta di autonomia dal contenitore. Mi è sembrato impossibile attribuire all'acqua da bere il colore del fuoco. L'acqua è forse bianca, verde, blu, non è rossa. Non lo è nemmeno più nel lago di Tovel da quando è scomparsa l'alga sanguinea; lo sarà forse nel mare «colore del vino», ma non pensiamo di berla, quell'acqua. Falcinelli scrive che il rosso della bottiglia dell'acqua minerale indica il frizzante – che forse è imparentato con il piccante – e che l'opposizione di freddo e caldo (rubinetto blu/rubinetto rosso) questa volta non c'entra: la tinta è all'interno del sistema e indica il grado di effervescenza.
La storia dei colori, anziché aiutarci, sembra proporci nuovi paradossi, a cominciare dall'acqua nera di Omero: mélan hýdor, così la chiama più volte. I filologi, come gli antichi commentatori, hanno cercato di spiegare questo epiteto come descrizione di particolari condizioni in cui l'acqua, abbondante e profonda, ci appare scura. Possiamo poi anche ribadire che i termini 'bianco' e 'nero' hanno in greco una sfera semantica diversa rispetto all'italiano, che mélas, in particolare, vuol dire appunto scuro, buio, tetro, tenebroso, ma anche questo non ci risolve il problema di un epiteto che chiaramente contrasta con la nostra esperienza percettiva. A questo va aggiunto che per Empedocle – secondo la testimonianza di Teofrasto – «il bianco è il colore del fuoco, il nero dell'acqua» e che per Anassagora la neve non può essere bianca, in quanto composta di acqua, che è nera.
Maria Fernanda Ferrini, studiosa dei colori dei greci, che riporta tutte queste definizioni, ci dà però anche un appiglio, se non per risolvere, almeno per comprendere l'enigma. Per prima cosa si tratta di connettere gli elementi primi che costituiscono la natura – aria, acqua, terra, fuoco – ai colori fondamentali, come appare non solo nei presocratici, ma anche in Platone e Aristotele. L'opposizione prevalente nell'ambito del colore è bianco/nero: «perciò se il fuoco, caldo e secco, è bianco, l'aria che è diversa da esso (umida), ma non opposta, in quanto partecipa del caldo, sarà anch'essa bianca; l'acqua, fredda e umida, che ha qualità del tutto contrarie a quelle del fuoco, sarà invece definita attraverso il nero, come la terra, fredda e secca» (Mélan hýdor: concezioni e interpretazioni,"Rudiae", 7, 1995). Insomma, quando si tratta di acqua come elemento primo, l'epiteto non sembra avere carattere descrittivo, porta con sé associazioni più arcaiche e primitive che alludono a una sorta di nero primordiale, indistinto e profondo.
Del resto l'acqua non è sempre nera in tutte le circostanze: i greci non escludono mutamenti e passaggi, trasformazioni e rovesciamenti che possono determinare la denotazione dell'acqua come nera o come bianca. Nel trattato dello Pseudo Aristotele, Perì chromáton – in cui la correlazione con gli elementi primi rimane fondante – il colore dell'acqua è il bianco: la coppia aria/acqua era contrapposta a fuoco/sole e l'opposizione dei colori semplici era tra bianco e giallo (xanthós), mentre il nero si associava agli elementi in trasformazione.
In un saggio sui colori nella tradizione ebraica Gershom Scholem, lo studioso della Kabbalah, dopo aver accennato alla mancanza nella Bibbia di un termine per indicare il colore in generale e alla difficoltà – come per i colori dei greci – di tradurre i cromonimi ebraici, elenca però i colori del culto e i quattro colori celestiali che Mosè aveva usato per la costruzione della "dimora di Dio": in tutti e due i casi i colori fondamentali sono quattro, allegoria cosmologica dei quattro elementi che persisterà nella tradizione cabalistica. Il colore dell'acqua questa volta è il porpora, perché pigmento ricavato dal sangue di un mollusco che vive nel mare (I colori e la loro simbologia nella tradizione e nella mistica ebraica, in Shmuel Sambursky et al, Il sentimento del colore, red, Como 1990).
L'acqua è nera, bianca o rossa? Proviamo allora con un artista e scegliamo un pittore di cui possiamo avere assoluta fiducia. Nel Trattato della pittura Leonardo enumera i colori "semplici", entro i quali ritiene di collocare anche il bianco e il nero, «perché il pittore non può fare a meno di questi», bianco e nero per la luce e per le tenebre, ma gli altri colori sono di nuovo collegati agli elementi e all'acqua egli connette il verde (§ 250). La spiegazione di Michel Pastoureau è semplice: nelle immagini medievali e – possiamo aggiungere: in molte rinascimentali – l'acqua è verde. Poiché l'acqua è uno degli elementi di cui si compongono tutte le cose, insieme all'aria, alla terra e al fuoco, «non era possibile usare lo stesso colore per due elementi differenti», ecco perché l'acqua è verde e lo dimostrano i portolani che rappresentano i fiumi, i laghi e i mari con il verde fino al Cinquecento. Solo in seguito i cartografi utilizzeranno il blu: forse per distinguere i mari dal verde delle zone boschive, «una scelta di ripiego, o per sottrazione»? (I colori del nostro tempo, Ponte alle Grazie, Milano 2007).
Invero la storia del blu e la sua affermazione in Occidente e in epoca moderna come colore dell'acqua è molto complessa e intrecciata a molteplici aspetti simbolici – blu colore della poesia romantica perché colore dell'infinito, della lontananza, del sogno; blu colore del manto della Vergine; blu colore morale, colore della pace, della fedeltà e dell'amore; blu colore regale e dell'aristocrazia dal sangue blu – studiati proprio da Pastoureau nel suo libro Blu. Storia di un colore (Ponte alle Grazie 2002). Per quanto riguarda l'acqua, il blu è divenuto il colore dell'acqua, come colore diventato freddo, più freddo del bianco, come nei riflessi blu di una cascata o di un ghiacciaio.
Nella nostra percezione l'acqua è, prima di tutto, trasparente. Certo può assumere migliaia di tonalità di colore nelle fontane, nei fiumi, nei mari, nelle gocce sospese che danno vita all'arcobaleno, ma l'acqua rimane trasparente come nelle parole d'acqua del Palimpsesto di Doris Salcedo, nomi trasparenti di migranti – di coloro che hanno perso la vita nel mare blu del Mediterraneo –, che svaniscono uno sull'altro nel grigio orizzontale della memoria (il monumento, al Palacio de Cristal del Museo Reina Sofia a Madrid, è spiegato in questo sito da Andrea Cortellessa, Doris Salcedo, Lacrime di cristallo).