Le regine dei decori / Bacche per Natale

25 Dicembre 2018

Brillano di giallo citrino le corone di spighe florali, nettarine e profumate, della Mahonia “Charity”, si posano piene di grazia sul buio delle foglie le corolle delle camelie Sasanqua, e i boccioli delicati del ciliegio invernale (Prunus subhirtella “Autumnalis”) si schiudono intrepidi sui rami nudi. Non è del tutto addormentato il giardino d’inverno, e in dicembre non si abbiglia solo di rari fiori che sfidano il gelo ma anche di bacche multicolori, regine dei decori natalizi, che vanno tenute in considerazione nel progetto dello spazio verde. 

 

 

Ci sono arbusti magici dalle foglie persistenti che nei mesi freddi portano insieme fiori e frutti come l’amabile corbezzolo (Arbutus unedo): dondola grappoli di campanelle di cera e commestibili bacche vermiglie; o il Viburnum tinum, il più schietto e generoso tra i molti esemplari della sua tribù. I suoi nuovi corimbi sono pronti ad approfittare del sole sparagnino del solstizio d’inverno per aprirsi in deliziose stelline bianche spruzzate di rosa; a fianco i più âgés si esibiscono in drupe di un superbo blu metallico da copiare per la mise del veglione di San Silvestro.

 

Ma se volete cogliere rami davvero insoliti e dai colori cangianti, non badate ai fiori, puntate tutto sui frutti dell’Euonymus europaeus e della Callicarpa bodinieri: l’uno indigeno e selvatico, l’altra cinese ed esclusiva, questa sfoggia piccole bacche viola (specie nella cultivar “Profusion”) strette in grappoli ai rami, quello pendule capsule quadrilobate di un vivace corallo che, aprendosi, scoprono pseudoarilli arancione, chiamate popolarmente «berretto del prete» perché ricordano il copricapo a spicchi con pompon dei curati di campagna. Se invece preferite attenervi al più tradizionale colore natalizio, un’alternativa alle bacche dell’agrifoglio ve la offre il Cotoneaster lacteus dai bei rami arcuati carichi di piccoli pomi a mazzi, o la Nandina domestica, da rivalutare specie per le elegantissime foglie lanceolate e composte da abbinare alle pannocchie di frutti rosso lacca. 

 

 

L’elenco potrebbe continuare con biancospini (Crataegus monogyna o laevigata) e sorbi, specie il Sorbus aucuparia (quello degli uccellatori), o con piante dalle bacche scure come quelle dell’edera e dei ligustri, tutte attraenti e necessarie agli alati che nei mesi difficili abitano, o tornano a visitare, il nostro verziere. 

Bacche e animali: mi ricordano una lettera sublime che Rosa Luxemburg, dal carcere femminile di Breslavia, scrisse all’amica Sonja Liebknecht nel dicembre 1917, e che tanto colpì Karl Kraus:

 

[…] Me ne sto qui distesa, sola, in silenzio, avvolta in queste molteplici e nere lenzuola dell’oscurità, della noia, della prigionia invernale – e intanto il mio cuore pulsa di una gioia interiore incomprensibile e sconosciuta, come se andassi camminando nel sole radioso su un prato fiorito. E nel buio sorrido alla vita, quasi fossi a conoscenza di un qualche segreto incantato in grado di sbugiardare ogni cosa triste e malvagia e volgerla in splendore e felicità. E cerco allora il motivo di tanta gioia, ma non ne trovo alcuno e non posso che sorridere di me. Credo che il segreto altro non sia che la vita stessa; la profonda oscurità della notte è bella e soffice come il velluto, a saperci guardare. E anche nello stridere della sabbia umida sotto i passi lenti e pesanti della guardia risuona un canto di vita piccolo e bello, se solo ci si presta orecchio. In quei momenti penso a voi, a quanto mi piacerebbe potervi dare la chiave di questo incanto, perché vediate sempre e in ogni situazione quel che nella vita è bello e gioioso. […]

 

 

Avete raccolto un bel mazzo di bacche, nere e rosaviolacee, nello Steglitzer Park? Quanto alle bacche nere potrebbe trattarsi di sambuco, i suoi frutti pendono in grappoli fitti e pesanti tra grandi foglie pennate e a ventaglio, di certo li conoscete. Oppure, più probabilmente, si tratta di ligustro: dritte pannocchiette di bacche, slanciate e graziose, e foglioline verdi lunghe e sottili. Le bacche rosaviolacee, nascoste sotto minute foglioline, potrebbero essere rosse, ma in questa tarda stagione sono già un po’ troppo mature, cominciano a guastarsi e spesso assumono un colore tra il rosso e il viola; le foglioline somigliano a quelle del mirto, sono piccole, appuntite alle estremità, sulla parte superiore sono di color verde scuro di consistenza coriacea, mentre sulla parte inferiore sono ruvide.

 

Dopo questo inaspettato passo di passione botanica, Rosa continua con il racconto di un’esperienza di compassione suprema per animali come lei prigionieri: bufali dalla natura libera e selvaggia, sfruttati e maltrattati dai soldati.

 

 

Ahimè, Sonička, qui ho provato un dolore molto intenso. […] Qualche giorno fa arrivò dunque un carro pieno di sacchi, accatastati a una tale altezza che i bufali non riuscivano a varcare la soglia della porta carraia. Il soldato che li accompagnava, un tipo brutale, prese allora a batterli con il grosso manico della frusta in modo così violento che la guardiana, indignata, lo investì chiedendogli se non avesse un po’ di compassione per gli animali. «Neanche per noi uomini c’è compassione» rispose quello con un sorriso maligno e batté ancora più forte… Gli animali infine si mossero e superarono l’ostacolo, ma uno di loro sanguinava… Sonička, la pelle del bufalo è famosa per essere assai dura e resistente, ma quella era lacerata. Durante le operazioni di scarico gli animali se ne stavano esausti, completamente in silenzio, e uno, quello che sanguinava, guardava davanti a sé e aveva nel viso nero, negli occhi scuri e mansueti, un’espressione simile a quella di un bambino che abbia pianto a lungo. Era davvero l’espressione di un bambino che è stato punito duramente e non sa per che cosa né perché, non sa come sottrarsi al tormento e alla violenza bruta… gli stavo davanti e l’animale mi guardava, mi scesero le lacrime – erano le sue lacrime; per il fratello più amato non si potrebbe fremere più dolorosamente di quanto non fremessi io, inerme davanti a quella silenziosa sofferenza.

 

 

Andrebbe trascritto per intero questo alto «documento di umanità e poesia» in cui piante e animali sono tenuti insieme da un «abbraccio amoroso» (Kraus). E andrebbe letto accanto alla risposta che Kraus diede a una lettrice «non-sentimentale», entrambi pubblicati da Adelphi in un piccolo libro prezioso (R. Luxemburg, Un po’ di compassione, 2007). Giusto il monito di Kraus può essere aggiunto alle parole della rivoluzionaria ebrea: «fino a quando le valchirie tedesche e ungheresi guarderanno con ammirazione all’addestramento militare dei bufali, anche gli uomini non saranno al sicuro dall’essere ridotti a bestie da soma». 

Sulla fontana pubblica di Rocchetta Nervina, uno dei più bei borghi medievali dell’entroterra ligure di Ponente immerso in una valle verdeggiante dove potreste far incetta di bacche per gli addobbi di casa, ho trovato incisa questa straordinaria esortazione: «Siate buoni verso gli animali». È il mio biglietto d’auguri per Natale.

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