Hamamelis / Il nocciolo delle streghe
Witch hazel, nocciolo delle streghe, così americani e inglesi chiamano l’Hamamelis. Ma con la nostra avellana prediletta dagli scoiattoli non ha alcuna parentela botanica: questa appartiene alla famiglia delle Corylaceae, quella alla famiglia delle Hamamelidaceae, che ricomprende altre due interessanti essenze ornamentali: la Liquidambar e la Corylopis.
Quanto alle streghe, ecco la storia così come la racconta un’estimatrice di razza di questo «tesoro stranamente trascurato», Vita Sackville-West. I primi coloni che raggiunsero la Virginia notarono questo arbusto del sottobosco (Hamamelis Virginiana) somigliante al loro nocciolo; come erano soliti fare in patria, ne usarono i rami come strumento rabdomantico e, «poiché ogni ramo che si muove nelle mani deve necessariamente avere a che fare con streghe e stregoni», lo battezzarono in tal modo.
La grazia dei fiori del freddo è resa più astratta e contemplativa dalla penuria invernale, e l’Hamamelis rientra fra le rare piante che fioriscono sfidando i rigori del clima. Come il Calicanto, apre le sue eccentriche corolle prima dell’emissione delle foglie, tra gennaio e febbraio, e con quello rivaleggia anche in fragranza, specie se la nostra scelta promuove una Mollis (cinese) o una Japonica. In giardino dà il meglio in macchia, ma sul balcone di casa si accontenta anche di un vaso capiente. Va poi considerato l’ulteriore valore decorativo dato dallo sfoggio autunnale di livree dai colori intensi.
Vediamo un poco più da vicino quest’individuo dal portamento di solito arbustivo e scapigliato, ma che può diventare un albero di cinque-sei metri. Originaria del Nord America e delle regioni centrali della Cina, è pianta eliofila, predilige terreni argillosi ma si adatta anche ad altri suoli e alla mezz’ombra. Rustica, lenta nella crescita è tuttavia generosa di fiori fin da giovanetta, il fusto si ramifica presto dalla base a sostenere una chioma espansa ed irregolare. Le foglie sono tomentose ad inserzione alterna, obovate con apice lievemente acuto e margine dentato. I fiori sbocciano su un breve peduncolo in glomeruli ascellari, hanno petali sottili, nastriformi e ondulati con quattro sepali, quattro corti stami e due minimi stili. La tavolozza delle corolle va dal giallo chiaro al giallo zolfo (con un cuore burgundy), dal rame fino al rosso. Il frutto è una capsula che racchiude uno o due semi commestibili. Gli indiani d’America ben conoscevano le proprietà emostatiche, emollienti, astringenti e cicatrizzanti di foglie e corteccia che usavano come rimedio per ferite, ustioni punture d’insetti e quant’altro. Ancor oggi estratti e distillati di amamelide sono usati in cosmesi (ottimi per la cuperose) e in preparazioni farmaceutiche come colliri e pomate.
Dopo questa fredda e un po’ pedante descrizione botanica sarà di conforto questa immagine di Vita Sackville-West: «nelle mattine d’inverno si possono ammirare i riccioli d’oro attraverso la brina, che li rende simili a frutta ricoperta da cristalli di zucchero».
Ma ancor più vi consolerà questa bella poesia di Robert Frost (San Francisco 1875–Boston 1963), tradotta dal nostro beneamato Giovanni Giudici (R. Frost, Conoscenza della notte e altre poesie, trad. G. Giudici, Einaudi, Torino 1965). Si intitola Reluctance e qui, certo, si tratta dell’Hamamelis Virginiana. A differenza di tutte le altre varietà, questa fiorisce in autunno ma, ne converrete, non si può rinunciare a tale doppio valore poetico:
Out through the fields and the woods
And over the walls I have wended;
I have climbed the hills of view
And looked at the world, and descended;
I have come by the highway home,
And lo, it is ended.
The leaves are all dead on the ground,
Save those that the oak is keeping
To ravel them one by one
And let them go scraping and creeping
Out over the crusted snow,
When others are sleeping.
And the dead leaves lie huddled and still,
No longer blown hither and thither;
The last lone aster is gone;
The flowers of the witch hazel wither;
The heart is still aching to seek,
But the feet question ‘Whither?’
Ah, when to the heart of man
Was it ever less than a treason
To go with the drift of things,
To yield with a grace to reason,
And bow and accept the end
Of a love or a season?
Fuori per campi e boschi
E oltre le mura ho viaggiato;
Salito su colline panoramiche
ho guardato il mondo, sono sceso;
Per la via grande son tornato a casa,
Ed ecco ho terminato.
Le foglie sono tutte morte a terra,
Ma la quercia le sue trattiene
Per ammucchiarle una a una
E lasciarle graffiare e strisciare
Fuori sulla crosta di neve,
Quando le altre staranno a riposare.
Confuse e immobili le foglie morte,
Non più sbattute qua e là;
L’ultimo astro solitario è scomparso;
Appassiscono i fiori dell’hamamelis;
Ancora cerca e si tormenta il cuore,
Ma i passi domandano «dove»?.
Ah, quando mai al cuore dell’uomo
Fu meno che un tradimento
Lasciarsi alla deriva delle cose,
Cedere con grazia alla ragione,
E piegarsi e accettare la fine
D’un amore o d’una stagione?
Insomma, decidetevi ad accogliere in giardino o in terrazzo questo arbusto: come non desiderare di avere in casa, in questi mesi spogli, il profumo e la vivacità dei rametti recisi di Hamamelis!